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«Siamo assediati dalle scadenze fiscali»

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Giusta la scelta dei salari differenziati per regione. Non è un ritorno alle gabbie

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In questo contesto preoccupante abbiamo intervistato il presidente di una delle tre grandi confederazioni artigiane, Giacomo Basso, di Casartigiani. Quale il significato dell'intesa col sindacato, che in particolare prevede salari differenziati per regione? «Rappresenta una scelta federalistica intelligente, utile a tutti, alle zone più ricche e a quelle più povere, perché l'inflazione non è programmata o "imposta per decreto", ma concertata e poi perché in certe situazioni geografiche è importante offrire lavoro e trovare occupazione, che sancire diritti dirigistici, che non vengono poi rispettati per impossibilità materiale e poi perché il Mezzogiorno avrà una chance in più di crescita e di virtuosa autoreferenzialità». Insomma, le «gabbie salariali»? «No assolutamente, le retribuzioni non si decidono a livello nazionale, ma dopo appropriato confronto regionale. E da questo può nascere molto di buono e poi gli attestati di plauso che ci sono giunti, in maniera eterogenea, dimostrano che il modello è valido». Sulle pensioni qual è il vostro parere? «L'ultima stesura ci pare di buon senso, riferita a quella del 2008, tutti a 65 anni, anche se non ci piace molto quel 61 anni per andare in pensione per gli artigiani contro i 60 dei dipendenti, che del resto passeranno a 61 dal 2010 (e anche su questo abbiamo riserve). Noi crediamo che aver raggiunto il criterio 60 età 35 di contributi, sia un punto alto di mediazione. Non si parli però di aumento di contributi per gli autonomi, perché non è economicamente sopportabile e perché gli artigiani già andranno in pensione con il 30% dell'ultimo reddito. Non scherziamo. Pensiamo invece agli incentivi necessari per varare la previdenza integrativa». L'artigianato fa la parte del «leone» in economia, ma l'ultimo dato Unioncamere mostra una crescita rallentata. «Sì, soprattutto al Sud, ma il tutto è congiunturale ai riferimenti all'anno precedente, il 2002 in cui nell'edilizia ci fu un vero boom, di nascite d'imprese dovuto alle detrazioni e all'Iva contratta sulle ristrutturazioni edilizie e comunque nel Mezzogiorno i problemi sicurezza e infrastrutture permangono. E poi c'è l'annoso problema fiscale». Cosa vuol dire? Che non è stato fatto a sufficienza sul fisco? «Questo governo dimostra indubitabile attenzione all'artigianato e molte cose buone anche su questo versante, del resto apprezzate, sono state fatte, ma il problema fiscale permane. Una nostra recente indagine dimostra, che le principali scadenze fiscali per gli artigiani per il 2004 sono ancora, ben 70, troppe! Dal 2001 affermo che il punto dirimente per un giudizio complessivo su questa legislatura in economia è e sarà la diminuzione della pressione fiscale. Ma questo al governo lo sanno bene, soprattutto Berlusconi è determinato a raggiungere l'obiettivo».

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