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Fazio resta, intesa sul mandato a tempo

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Il Parlamento inviterà Bankitalia a rivedere nello statuto l'incarico a vita del governatore

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Antonio Fazio è rimasto nel suo ufficio nel corso di tutta la giornata, non ha avuto contatti con esponenti politici. Salvo una telefonata che ci sarebbe stata con Palazzo Chigi, ma non con Berlusconi. Dalla presidenza del Consiglio sono arrivati segnali di rassicurazione con tanto di spiegazioni che non ci sono e non ci saranno azioni ostili nei suoi confronti. Fazio, tuttavia, non si sarebbe mostrato contrario, parlando con alcuni parlamentari nei giorni scorsi, con l'ipotesi a rivedere il mandato a vita. In altre parole, la soluzione che sembra prendere quota è quella di un invito contenuto nella relazione finale che le commissioni Attività produttive e Finanze di Camera e Senato si apprestano ad approvare a conclusione dell'indagine parlamentare sui crac finanziari. L'invito dovrebbe sollecitare la Banca d'Italia a «valutare» se sia ancora il caso di mantenere l'incarico a vita per il governatore, individuando nello Statuto di Bankitalia la sede con la quale modificare la durata del mandato. Una soluzione che tra l'altro è già agli atti del Parlamento, visto che che è prevista nel disegno di legge di riforma delle authority depositata dai Ds. E proprio un diessino sarà il relatore del testo. Non conferma e non smentisce Riccardo Pedrizzi (An), presidente della commissione Finanze del Senato, molto vicino a Fazio. «Ma quella soluzione conterrebbe un invito del Parlamento e salvaguarderebbbe l'autonomia della Banca d'Italia», puntualizza Pedrizzi. Il coordinatore del suo partito, Ignazio La Russa, si tiene in disparte: «Mandato a termine? Non è oggetto del nostro intervento: oggi, parliamo dei risparmiatori». Giorgio La Malfa (Pri), presidente della commissione Finanze della Camera, tra gli acerrimi nemici di Fazio, sostiene che «politicamente il governatore ha sbagliato. Le banche dicono di essere anch'esse vittime del crac Parmalat. Ammesso che le cose stiano in questo modo: è ancora peggio. Ma come, prestano miliardi e miliardi di vecchie lire e non sanno controllare quello che accade a Collecchio? Sarebbe ridicolo, se non fosse tragico. L'errore di Fazio è stato di aver avallato questa tragedia, di non essersi assunto la responsabilità in prima persona di quello che è accaduto». Ma l'Udc frena. Per il ministro Rocco Buttiglione è necessario quanto prima rafforzare la fiducia nel sistema bancario italiano ed evitare una tangentopoli bancaria. Le vicende della Tangentopoli degli anni '90, spiega l'esponente centrista, «creò molte vittime innocenti e pochi colpevoli, provocando il disastro del sistema politico. Sulla vicenda dell'inchiesta della procura di Trani i giudici indaghino pure, facciano il loro mestiere, noi abbiamo fiducia nella magistratura». Tuttavia, aggiunge Buttiglione, è necessario «evitare conclusioni affrettate e questo perché non bisogna scuotere la fiducia del sistema bancario: oggi le banche devono infatti prendere decisioni difficili, se chi deve erogare il credito ora avrà anche la preoccupazione di giocarsi oltre che il posto di lavoro e i denari della clientela anche quella di finire in galera, è possibile che tirerà i remi in barca, creando problemi a quelle imprese che hanno bisogno di risorse finanziarie, con gravi rischi delle attività di queste ed anche per i loro addetti». E anche tra le fila di Forza Italia si invita alla prudenza. Anche se nessuno parla, la sensazione tra gli azzurri è che con l'avvio dell'indagine sul governatore sia «caduto un tabù». In altre parole, che adesso arrivino altre iniziative della magistratura. Non a caso il nome di Fazio è finito anche nelle carte dell'inchiesta romana su Parmalat. Nei documenti consegnati ai pm dalla Guardia di Finanza ci sono anche le trascrizioni delle recenti audizioni parlamentari sul risparmio del governatore della Banca d'Italia e del presidente della Consob Lamberto Cardia. F. D. O.

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