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No al ministero, Follini vuole le mani libere

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Il segretario dell'Udc terrà una posizione critica sino alle Europee. Il rimpasto slitta a giugno

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Ma potrebbe entrare qualche altro centrista, tuto a quanto sembra dopo le elezioni Europee. Se la verifica in apparenza è chiusa, in realtà potrebbe essere riaperta visto che il rifiuto del segretario dell'Udc all'ingresso del governo potrebbe significare che i centristi manterranno una posizione critica sino alle prossima tornata elettorale. O forse anche oltre. Quello di ieri è stato il Follini day. Garbatamente, in una conferenza stampa lampo convocata a Montecitorio a metà giornata, il segretario dell'Udc fa sapere che la verifica va chiusa e l'Udc non farà mancare il suo appoggio alla fase due del governo. Ma con le mani libere e senza poltrone per il segretario, perché «occorre distinguere le ragioni della politica da quelle del potere». Poi Follini se ne va senza rispondere neppure a una domanda. Silvio Berlusconi - al termine di una giornata che vede poi tutti i leader della Cdl radunati dalla mesta circostanza di una messa per la scomparsa della madre di Gianni Letta - ha visto Follini e Buttiglione sino a notte a Via del Plebiscito. Il vertice si è svolto in un clima sereno, spiegano fonti dei centristi, si lavora ad un nuovo documento che dovrebbe sancire il rilancio della coalizione. Uscendo dall'incontro Buttiglione ha detto: «Il lavoro continua: le rose stanno fiorendo. Ci sono dei boccioli aspettiamo che si aprano». Mentre il vicecoordinatore di Forza Italia Fabrizio Cicchitto ha aggiunto: ««Per la chiusura della verifica prevedo tempi brevi, due o tre giorni». Molto comunque era accaduto nel pomeriggio: la verifica «è durata troppo a lungo» e perciò va chiusa, non mancheranno collaborazione e senso di responsabilità da parte dell'Udc, che è pronta a sottoscrivere già il documento politico. Ma Follini non sarà ministro. Con Fini le cose stavano in modo diverso: la partita può dirsi già chiusa da giorni, tanto che lo stato maggiore del partito vola a Bari per un'altra cerimonia di suffragio: un convegno dedicato al rimpianto «ministro dell'armonia» Pinuccio Tatarella, scomparso cinque anni fa. An si diceva soddisfatta dalla presidenza del Cipe per il vicepremier, il consiglio di gabinetto per la gestione collegiale delle politiche del governo, un potenziamento del dipartimento economico di Palazzo Chigi, la promozione di Urso a ministro, un paio di poltrone da sottosegretario, ma soprattutto dal documento collegiale che mette nero su bianco le priorità dell'azione di governo, a partire dall'economia. La verifica si avviava ad una rapida conclusione. Se La Russa diceva secco «prendiamo atto delle decisioni di Follini», Gianni Alemanno ricordava che «il problema non è se Follini entra o non entra nel governo, cosa decisamente secondaria, ma è non considerare la verifica come un episodio, quasi un incidente, perché è stata fortemente voluta per motivi programmatici». Insomma, i centristi assicurano che contribuiranno al rilancio della coalizione e si impegnano a collaborare per la realizzazione della fase due del governo. Ma intanto si tengono le mani libere.

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