Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Gli «elefanti» Rai costano milioni agli abbonati

default_image

I più esigenti, come Santoro e Freccero, hanno rifiutato proposte aziendali. Cause per 150 milioni

  • a
  • a
  • a

La presidente, che ieri in versione «Cleopatra» ha firmato un accordo con la Tv egiziana, è stata contestata da tre consiglieri su quattro. Quindi nel prossimo CdA dovrà fare marcia indietro sulle accuse fatte ai consiglieri (di aver ricevuto pressioni dal premier) o restare sulle sue posizioni e subire la sfiducia effettiva, anticamera di una risoluzione più drastica. Una presidente «senza incarico» o «depotenziata», non s'è mai vista però ed è più probabile che una professionista come lei abbia in caldo un'investitura editoriale di alto rilievo o una candidatura politica. Annunziata a parte, il bacino dei dirigenti (in gran parte «sistemati» nel tristemente celebre «secondo piano») e giornalisti «senza incarico» ma con stipendio intatto, è già ampio e destinato ad aumentare alla Rai, in prospettiva della riorganizzazione aziendale che eliminerà alcuni «rami secchi» snellendo la Tv si Stato. Togliendo i «rami secchi» però, restano gli stipendi da pagare. Sempre consistenti, trattandosi prevalentemente di dirigenti di prima fascia. Si va dai 200 mila ai 300 mila euro l'anno per ogni defenestrato speciale. E se consideriamo un numero ottimista di quaranta «parcheggiati», il conto è presto fatto e supera i 15 milioni di euro all'anno pagati dagli abbonati e versati a dei professionisti per non fare assolutamente nulla. Non solo, ma a questa cifra bisogna sommare i 150 milioni euro l'anno di richieste pecuniare di risarcimento che gran parte di questi emarginati rivolge alla Rai, vincendo molto spesso le cause. Insomma, un vero patrimonio «buttato», a causa di professionalità accantonate. Alcuni di loro, sono dei veri divi, come l'ex teletribuno Michele Santoro (il più pagato in assoluto del limbo) e i suoi luogotenenti Sandro Ruotolo e Riccardo Jacona i quali hanno rifiutato tutte le proposte della direzione generale. Pare inoltre che anche l'ex direttore di RaiDue Carlo Freccero abbia preferito rinunciare ad un incarico a RaiSat per attendere un eventuale cambio di governo, partecipando solo a convegni ulivisti e lezioni universitarie. Per i corridoi grigi del secondo piano si parla solo della prossima tornata di nomine e della riorganizzazione, che potrebbe mutare il destino di qualcuno o spedire qualcun altro «nel limbo». Frustrazione e malumori sono all'ordine del giorno, ma non tutti li considerano delle vittime. Infatti, nel partito degli aziendalisti c'è chi condanna gli altezzosi che non si adeguano alle diverse offerte aziendali. Vogliamo dire che esser pagati profumatamente per non far nulla, a volte (non sempre) può far comodo? Qui nel «limbo» le stanze hanno scrivanie spoglie e telefoni muti. Si lavora pochissimo, si legge molto ma ci si viene soprattutto per evitare che l'azienda abbia un pretesto per licenziarti. Fra i più «anziani» del piano Enrico Giampaoli, ex direttore della Divisione Due al tempo di Celli e Luca Balestrieri, ex direttore delle Tecnologie. Un elefante» a peso d'oro è anche l'ex direttore generale Franco Iseppi, ancora senza ruolo da più di due anni. In panchina da molto con cause vinte alle spalle è la giornalista ex capostruttura di RaiDue Lorenza Foschini. Ma ci sono anche Renato Parascandolo, Alberto Severi, Ennio Chiodi e tanti altri. Da poco è arrivato un altro giornalista, Guido Barendson, che ultimamente aveva condotto «Linea verde». Di questo plotone fanno parte, nonostante il piccolo incarico «di risarcimento», Gianluca Veronesi che quest'anno si è occupato del Cinquantenario e Piero Gaffuri, al palo per parecchio tempo (ha pure scritto un libro sull'argomento) e da due anni impegnato nella preparazione Rai per le Olimpiadi di Torino 2006... Alla fine gareggierà anche lui?

Dai blog