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Consob, più poteri ma senza scossoni

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Per la riforma modello a tre teste (tre autorità) senza aver fretta. «Buoni rapporti con Bankitalia»

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Perchè qui siamo di fronte ad un «fenomeno criminoso», «una truffa internazionale» in cui molti hanno avuto comportamenti «fraudolanti» e molti sono stati «silenti». Insomma un complesso meccanismo di attività fradolente che «una sola autorità di controllo amministrativa anche se dotata di maggiori poteri investigativi, difficilmente può prevenire». È questa la versione sulla posizione della Commissione di vigilanza sulla Borsa in merito al crac Parmalat, che ieri il presidente Lamberto Cardia ha fornito nella sua audizione fiume alla Camera. Quasi sei ore di serrato cofnronto con i parlamentari, un discorso di 56 cartelle in cui Cardia ha anche indicato la strada che andrebbe seguita per «migliorare il sistema vigente» e «rafforzare la capacità di rilevazione dei sintomi», fermo restando, avverte, che «nessun sistema di vigilanza quali che siano i suoi strumenti, potrà evitare del tutto fenomeni fisiologici del mercato come i fallimenti di imprese nè i reati finanziari che appartengono alla patologia». L'azione della Consob - Cardia visibilmente teso durante tutta l'audizione, ha sottolineato che la Commissione ha svolto il proprio dovere che c'è stata «sempre una corretta vigilanza» e che comunque «prima dell'accertamento di insolvenza «non si può pensare di mettere un fucile puntato contro una società quotata inserita nel Mib 30». Cardia sottolinea che c'è stata «assoluta continuità nell'attività della Consob» da febbraio in poi, smentendo indirettamente il ministro dell'Economia Tremonti. Poi però sembra dargli ragione affermando che dopo la riunione del Cicr dell'8 luglio l'input sulla vigilanza per Parmalat si è intensificato mentre a partire dal 9 luglio c'è stato un vero e proprio pressing della Consob. Da febbraio la Commisisone ha fatto 75 interventi. Quanto ai rapporti con la Banca d'Italia sono «ottimi e fluenti». La ricetta di Cardia — Come prevenire altri casi Parmalat? Per Cardia serve «un rafforzamento della Consob sia negli uomini che nei mezzi». La Commissione infatti ha «meno poteri rispetto a quelli di cui dispongono le autorità di altri Paesi soprattutto in materia di Insider». A questo si aggiunge la «debolezza dell'apparato sanzionatorio che va rafforzato». Ma anche con più poteri «sarebbe stato impossibile scoprire prima il crac Parmalat». Il caso è infatti di ampie dimensioni. «Ci troviano di fronte a un presidente e a un ad che hanno avuto comportamenti fraudolenti, ad un cda connivente, a uffici contabili, a un collegio sindacale, a società di revisione conniventi o silenti». Più poteri alla Consob vuol dire poter prendere documenti e informazioni dalle società e non soltanto chiederli come avviene adesso. Per questo c'è bisogno di attribuzioni ispettive e dell'utilizzo della Guardia di Finanza. Niente scossoni — La riforma però, dice Cardia, non deve procedere con «scossoni traumatici» che nel breve periodo potrebbero dare effetti controproducenti. «Iniziative di accorpamento vaste potrebbero tradursi nel primo periodo, in un calo di efficenza anzichè in una più incisiva capacità di intervento». Quello che propone Cardia è un modello di riforma a «tre teste» (Banca d'Italia, Antitrust e Consob potenziata) riducendo il numero delle autorità attuali e specificando le competenze. Ma occorre una gradualità nella riforma e nell'accorpamento delle funzioni. La fiducia dei risparmiatori — Quello che si può fare per recuperare la fiducia dei risparmiatori nel breve periodo è «il rapido recepimento della direttiva europea sugli abusi di mercato e il potenziamento di personale e mezzi insieme a forme più strutturate di collaborazione con altre autorità , Guardai di Finanza compresa». Il nodo della centrale-rischi — Per migliorare l'azione della Consob Cardia chiede l'accesso automatico alla centrale-rischi. I bond — Cardia dice anche di non demonizzare

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