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Legge Gasparri, la Cdl blinda i ritocchi

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Decisa la modifica solo dei sette articoli direttamente toccati dai rilievi del presidente Ciampi

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Ieri in Commissione Cultura e Trasporti si decideva quali articoli del provvedimento si dovranno riesaminare per accogliere le osservazioni fatte dal Quirinale, ma mentre la maggioranza ha sostenuto che ne vanno rivisti solo 7, quelli interessati dai rilievi del Capo dello Stato, l'opposizione ha invece sostenuto che il riesame deve essere più ampio. Si è andati al voto e la maggioranza ha prevalso. L'opposizione ha abbandonato la seduta e ha chiesto al presidente Casini di convocare una riunione di capigruppo: questa secondo la minoranza, dovrebbe poter imporre, facendo decidere all'aula, un riesame più ampio. Intanto, il termine per la presentazione degli emendamenti, che a questo punto riguarderanno solo i sette articoli da rivedere, è fissato a lunedì 19. Quindi da martedì 20 le due commissioni potranno esaminare e votare le modifiche e portare in aula, il 27 gennaio, il nuovo testo della Gasparri. L'aula dovrebbe poi decidere se allargare i punti da esaminare, come chiede l'Ulivo o no. Mentre il ministro Gasparri conferma la linea del rispetto delle prerogative di tutti gli organi costituzionali e quindi anche di «quello che il Parlamento eventualmente deciderà», la polemica infuria. Ulivo e Prc contestano in particolare l'assenza dal riesame dell'argomento delle telepromozioni. Rizzo del Pdci dice che la Cdl continua a cercare lo scontro frontale, Bulgarelli (Verdi) parla di «ennesimo furto con destrezza della banda Mediaset», Lusetti (Margherita) osserva che la Costituzione parla di riesame e non pone limiti per cui la legge potrebbe essere rivista tutta, Mastella (Ap-Udeur) esorta al dialogo e non alle prove di forza. Da Giulietti (Ds) viene la proposta: la Cdl presenti «dieci emendamenti istituzionali» che si facciano carico dei rilievi non solo di Ciampi, ma anche di quelle dei presidenti delle Autorità Antitrust e per le Comunicazioni, e l'opposizione «sarà pronta a prenderli seriamente in considerazione», votandoli ed evitando l'ostruzionismo. Ferdinando Adornato, presidente della commissione Cultura, e Paolo Romani, presidente della commissione Trasporti, entrambi di Forza Italia, sostengono le ragioni della scelta di limitare la discussione a sette articoli. «Nel messaggio Ciampi - spiega Romani - non parla dell'affollamento pubblicitario, ma eventualmente solo della pubblicità intesa come risorsa complessiva. E infatti il tema del Sic noi lo abbiamo inserito tra i punti che possono essere ridiscussi». «Sostenere che vada rivista tutta la legge - rileva Adornato - significa interpretare il messaggio di Ciampi come se egli avesse voluto dare ragione a una parte politica, il centrosinistra, e non avesse invece inviato un messaggio super-partes che indica con precisione analitica alcune parti della legge». An dal canto suo col responsabile informazione Alessio Butti ricordando le parole di Fini spiega che il suo partito «non ha mai fatto mistero della necessità di intervenire sulla composizione del Sic» nel senso di un dimagrimento. Inoltre Butti rompe una lancia anche in favore della carta stampata. A modificare il Sic e agli editori pensa anche l'Udc, con Rodolfo De Laurentiis che dice: «La mia proposta è prolungare il margine di tempo entro il quale i proprietari di reti televisive non possono acquisire quotidiani». Il limite attualmente previsto (inserito al Senato proprio su proposta dei centristi della maggioranza) è il 31 dicembre 2008, che potrebbe essere allungato fino al 2010.

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