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Il piano di ristrutturazione rischia di slittare

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Impresa ardua avere in tempo utile i fondi necessari ad assicurare la produzione della Parmalat

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Sbrogliare la matassa dei conti del gruppo Parmalat richiederà un lungo e approfondito lavoro, ed è difficile che alle banche finanziatrici, che Enrico Bondi si appresterebbe a incontrare già da oggi, possa essere presentata una proposta di finanziamento definita, sia pure a supporto delle attività industriali. A tracciare lo scenario è uno dei banchieri più vicini al supercommissario del gruppo alimentare per il quale l'attività fin qui svolta «è a un punto addirittura pre-preliminare: siamo appena alla lettera A dell'alfabeto, la situazione si presenta molto complessa». Tanto che il termine per la presentazione del piano di ristrutturazione (con la contestuale cessione di asset non strategici), stimata in un primo momento per la fine di gennaio, potrebbe slittare a cause delle impreviste e continue novità che emergono dalle inchieste giudiziarie di Parma e Milano e dal lavoro dei revisori della PriceWaterhouseCoopers. Non c'è tempo per riposarsi, nemmeno per l'Epifania, e il summit tra il manager aretino, gli advisor e i legali della Gianni, Origoni, Grippo, è durato circa tre ore ed è servito - si apprende - a esaminare i temi affrontati nell'incontro della vigilia (dagli sviluppi contabili sullo stato patrimoniale, a quelli relativi alle indagini fino alle risorse per la gestione ordinaria del gruppo), ma in chiave internazionale. Come confermato, infatti, dalla presenza nella sala riunioni al primo piano di Piazzetta Cuccia, della nutrita pattuglia dei banchieri stranieri della Lazard. «Oggi siamo internazionali», ha riferito il numero uno della maison d'affari in Italia, Gerardo Braggiotti. «Andate a casa tranquilli, abbiate pazienza, sono molto stanco», ha detto lasciando la sede di Mediobanca, Enrico Bondi, al termine del summit. Oggi infatti potrebbe prendere il via il giro di incontri, anche se i contatti sono continui, con le banche nazionali e internazionali per chiarire la disponibilità degli istituti al sostegno delle attività industriali del gruppo alimentare. Della lista, si apprende, farebbero parte Banca Intesa, Capitalia, Banche Popolari Unite, Bipielle, Unicredit e Popolare Emilia Romagna. Quanto all'entità dei finanziamenti necessari, continua il banchiere, «è tuttavia prematuro parlarne perchè il problema è capire in questo momento di cosa c'è bisogno in Parmalat». Accertamenti accurati, del resto, sono funzionali anche alla redazione del bilancio 2002 della società parmigiana, dopo l'impugnativa presentata dalla Consob. Intanto, proprio dall'istituto capitolino potrebbe arrivare già oggi una boccata d'ossigeno per le casse del gruppo alimentare, con l'arrivo di quasi 22 milioni di euro grazie alla cessione dell'1,5% del capitale della controllata Mcc nel portafoglio di Parmalat, sulla scia del via libera all'operazione del ministero delle Attività produttive.

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