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L'Ulivo: una legge diversa e la testa di Gasparri

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Queste le richieste dell'Ulivo al governo dopo il rinvio alle Camere della legge sul riordino del sistema radiotelevisivo. La Cdl, accusa Piero Fassino, ha voluto fare a tutti i costi una legge «sbagliata e brutta» ed ora ha il dovere di cambiarla seguendo le indicazioni del Capo dello Stato «perchè le regole devono essere rispettate da tutti». A chiederlo è anche Francesco Rutelli che auspica una larga convergenza parlamentare. Ed avverte il governo che se dovesse insistere con norme che vanno contro il pluralismo e la libertà di informazione andrebbe a sbattere contro la Corte Costituzionale e contro l'ordinamento europeo. Lo scontro è esteso ora anche al decreto legge che il governo intende varare nei prossimi giorni. Nell'Ulivo non c'è una linea unica. I Ds sono divisi. D'Alema è contrario a un provvedimento d'urgenza per superare la sentenza della Corte Costituzionale. Il capogruppo Luciano Violante, però, fa presente che sono in gioco dei posti di lavoro. La Margherita boccia il decreto, ma è disposta a prendere in esame soluzioni tecniche. Rutelli chiede però di discutere tutti insieme le nuove norme della legge Gasparri ed assicura di non aver mai considerato «come una minaccia» le tv di Berlusconi. Quanto al decreto, per Rutelli prima viene la legge Gasparri e poi «l'impegno da parte di tutti» di garantire il lavoro dei dipendenti di Retequattro. Un decreto sarebbe invece accettabile per l'ex ministro Antonio Maccanico ma a condizione che rinvii di qualche mese in attesa del varo della legge Gasparri. Per il segretario del Pdci Diliberto a dimettersi dovrebbe essere tutto il governo. Il leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio è contrario al decreto legge e lo considera un «ricatto» della maggioranza che pensa di farsi scudo dei lavoratori di Retequattro per difendere gli interessi personali di Silvio Berlusconi. Il leader dell'Udeur-Ap Clemente Mastella è favorevole al decreto legge ma solo se sarà concordato con l'opposizione e inoltre il governo deve assicurare che il nuovo esame della legge Gasparri non andrà avanti a colpi di maggioranza. E. S.

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