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di STEFANO MARCHI BRUXELLES - La Presidenza italiana dell'UE ha formulato ieri pomeriggio ...

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Il documento trasmesso da Palazzo Chigi ai Governi degli altri Paesi comunitari contiene innanzitutto un tentativo d'accordo sulla «clausola di solidarietà», ossia la futura difesa mutua tra Stati dell'UE. Per tenere in considerazione gli obblighi costituzionali dei quattro membri neutrali (Austria, Irlanda, Finlandia e Svezia), la Presidenza italiana ha suggerito una parziale riformulazione della clausola, precisando che l'obbligo di «aiuto e assistenza» nei confronti di uno Stato comunitario eventualmente aggredito «non pregiudica il carattere specifico delle politiche estere e di difesa di alcuni Paesi». Quest'ultima proposta negoziale della Presidenza, solo in minima parte nuova, pone sul tavolo anche una potenziale soluzione per la futura Commissione Europea, suggerendone una composizione con un rappresentante per Stato membro con pieno diritto di voto anche dopo l'allargamento dell'UE, ma soltanto per un periodo transitorio. Ciò dovrebbe soddisfare quella quindicina di Stati piccoli o medi che si oppongono a una riduzione a quindici del numero di commissari con diritto di voto, prevista dalla bozza costituzionale. La proposta italiana lascia, invece, ai capi di Stato o di Governo la ricerca di un difficile accordo sull'inserimento nel preambolo costituzionale di un riferimento alle «radici cristiane». A tre giorni dallo storico appuntamento, comincia ad apparire realistica la possibilità di un compromesso anche sul futuro sistema di voto al Consiglio dell'UE, ossia sull'unica questione negoziale rilevante che sia ancora controversa e con ogni probabilità decisiva per il testo costituzionale. Il ministro degli Esteri italiano Frattini, il presidente francese Chirac e il cancelliere tedesco Schroeder ieri hanno, ammesso che la necessità di un consenso unanime per il varo della Costituzione potrebbe richiedere un accordo con Spagna e Polonia su un metodo di voto diverso da quello indicato nella bozza elaborata dalla Convenzione. Questa, com'è noto, propone la «doppia maggioranza» (il 50% degli Stati e il 60% della popolazione comunitaria), che è già stata accettata da tutti i venticinque Stati della futura Ue allargata tranne Spagna e Polonia. «Il vertice che si aprirà venerdì a Bruxelles - ha spiegato Frattini - avrà il compito di capire se ci sia la possibilità di modificare il testo (della bozza, n.d.r.). Agli amici spagnoli abbiamo detto che siamo pronti a esaminare soluzioni che siano, se possibile, migliori di quelle della Convenzione.» «Ma - ha ancora una volta avvertito il nostro Ministro degli Esteri - c'è un limite: al più tardi sabato si dovrà decidere, senza infrangere i pilastri della Convenzione». «Vogliamo - ha aggiunto lo stesso Frattini - trovare una soluzione utile all'Europa, che non può essere un compromesso a tutti i costi». Medesime intenzioni a questo riguardo sono state espresse ieri a Parigi da Chirac e Schroeder. «La Spagna - ha da parte sua promesso il viceministro degli Esteri di Madrid De Miguel - andrà a questo appuntamento con uno spirito di compromesso, non soltanto sul tema del voto».

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