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Bossi apre la «caccia grossa» ai voti di Fini

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Il Senatùr: «Noi non siamo il Nord? E lui è solo Roma». An: «Avete consenso soltanto nelle vallate»

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Della caccia ai voti in uscita libera da An. Il leader della Lega è convinto che le ultime uscite del vicepremier provocheranno un'emorraggia di voti. Anche se, a dirla tutta, i sondaggi accreditano una perdita di voti a novembre 2003 proprio della Lega (scesa di nuovo sotto il 4% dei consensi), mentre per il partito di via della Scrofa ci sarebbe una ulteriore crescita (toccato i 14,5%). Ma Bossi va dritto per la sua strada. Dal voto agli immigrati alle dichiarazioni di Gerusalemme, Bossi è convinto che sia aperto uno spazio politico per il suo partito. E ci si è tuffato. Da settimane gli uomini dlela Lega bersagliano di accuse Gianfranco Fini. Il quale solo due giorni fa ha replicato sostenendo che «la Lega non rappresenta tutto il Nord» e che la Padania è solo un'invenzione lessicale. Arriva la replica del Senatùr. Se il Carroccio non rappresenta il Nord «Fini rappresenta sicuramente Roma e tutto quel potere lì», dice il ministro per le Riforme. Poco prima di prendere parte alla cerimonia della consegna degli Ambrogini d'oro il leader della Lega, tornando alle affermazioni di Fini ha sottolineato come «non ci sia più lo spirito di una volta. L'impero termina e torna la realtà, il territorio, il lavoro. Il debito pubblico, la ricchezza di Roma, cioè i titoli di Stato, non tengono più - ha sottolineato Bossi - e il fatto che oggi premino Miglio (tra i padri fondatori della Lega, tra i primi a battersi per il federalismo, ndr) è di una tempestività incredibile». «Oggi è quasi un momento storico e - ha sottolineato Bossi - mi pare ci sia qualcosa sui giornali che riguarda il mondo delle banche, della finanza... Sono potenti segni del cambiamento». Commentando quindi la manifestazione dei sindacati indetta nella Capitale, Bossi ha sottolineato che «è tutto ovvio». «Roma è quella che ha rubato, che ha portato via tutti i soldi ai lavoratori del Nord, ma la Roma imperiale è finita perché adesso ritorna Milano, ritorna la gente che lavora». Gli fa eco il braccio destro Roberto Calderoli: se Gianfranco Fini «venisse un po' più spesso» al nord, «si accorgerebbe che la Padania esiste perché c'è una terra con i suoi popoli, la sua storia e le sue tradizioni e cancellare o negare ciò sarebbe l'equivalente del negare l'esistenza del mezzogiorno». Controreplica di Gianni Alemanno, ministro per le Politiche Agricole: «Io conosco solo la Pianura Padana. La "Padania" non la conosco, non l'ho mai vista». Per Alemanno infatti «in realtà l'Italia è percorsa da molte differenze e specificità. Pensare che ci sia una identità unica di tutto il Nord Italia e quindi un'identità unica tra il Nord Ovest e il Nord Est, è una evidente astrazione che, nei fatti, non trova riscontri neppure dal punto di vista elettorale». Aggiunge Ignazio La Russa, coordinatore di An: «La Lega c'è al Nord ed è una presenza importante tanto quanto An è forse più importante di noi nelle vallate ma meno nelle città tant'è che ad esempio a Milano noi prendiamo il doppio dei suoi voti». Non ci sta anche il senatore di An Roberto Salerno: «Vorrei tanto sapere a quali popoli del Nord si riferisce Calderoli ed a quali tradizioni e storie di essi, visto che un po' di storia la conosciamo anche noi di An».

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