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Fini ora vuole la Difesa, Martino resiste Il vicepremier: «Non ci saranno elezioni anticipate». E prepara il nuovo ministero dell'Economia

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Lo disse alla convention delle due correnti interne Destra sociale e Nuova alleanza. Una battuta buttata lì, che in molti non presero troppo sul serio. Pensarono più ad un'uscita del coordinatore, nel tentativo (forse) di bloccare appetiti interni. Non era così. O almeno non era solo così. C'era di più. Quella mossa, quell'uscita di La Russa era studiata a tavolino dal vicepresidente del Consiglio e aveva un duplice valore: lanciare un messaggio interno («Non fatevi troppe favole sul rimpasto») e uno esterno («Sono io che chiedo più spazio e lo chiedo per me»). Ora Fini insiste. Nel comizio domenicale di Milano ha ripetuto che la sua richiesta di riequilibrio non è uno scherzo, lui fa sul serio. E vuole essere preso molto sul serio, «senza paternalismi». Ma ha anche avvisato che «cambiare qualche ministro non è uno scandalo». Nel mirino di An ce ne sono vari, quasi tutti quelli cosiddetti di «serie A». C'erano gli Esteri ma Franco Frattini è intoccabile e quando s'è presentata l'occasione (le dimissioni di Ruggiero) il vicepremier non è stato molto convinto. Ci sono le Attività Produttive che piacciono tanto a Gianni Alemanno quanto ad Adolfo Urso, ma l'attuale ministro Antonio Marzano è troppo stimato al Quirinale per poter essere rimosso. C'è l'Economia ma su Giulio Tremonti Berlusconi è assolutamente irremovibile: chi lo tocca muore. E per questo An sta preparando un progetto di smembramento che prevede che alcune deleghe usciranno dall'orbita di Tremonti per costituire un nuovo dicastero, tutto di programmazione economica sulla falsariga del vecchio dicastero del Bilancio (stavolta si chiamerebbe ministero dello Sviluppo). Forse verrà chiesto di assegnare la nuova delega proprio al vicepremier. Anche se negli ultimi giorni il vero obiettivo della destra sembra un altro: Antonio Martino. Fini si appresta a chiedere a gennaio il ministero della Difesa. Promesso ad inizio legislatura proprio ad An (ironia della sorte, ci doveva andare proprio La Russa), sta tornando tra i desideri del leader del partito di via della Scrofa. Sarebbe un «ministero di destra», secondo i finiani. Ma, soprattutto, sarebbe «il vero ministero degli Esteri», come dicono gli uomini vicini al vicepremier che sempre più parlano e sparlano di Martino (a taccuini chiusi la frase più soft è: «Ma che ha fatto in due anni e mezzo?»). Il ministro lo sa e ha spedito in avanscoperta i suoi fedelissimi che cercano di smorzare i toni con i finiani («Perché ce l'avete tanto con Antonio?», domandano). Intanto, a Palazzo Chigi c'è chi sta già cercando una nuova sistemazione per Martino. Di certo, «non ci saranno elezioni anticipate, nessun dubbio», dice Fini. Tutto il resto è possibile, la verifica non è ancora formalmente iniziata...

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