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Ciampi: «L'autonomia dei giudici si pratica» «Il magistrato non deve solo essere imparziale, ma anche apparire tale». Basta con le esasperazioni

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Sì alla Procura e al mandato di arresto europeo, a patto però che non violi le garanzie previste dalla nostra Costituzione. Nella qualità di presidente del Consiglio superiore della magistratura, il Capo dello stato ha parlato ieri al plenum straordinario del Csm, preoccupato dello scontro istituzionale in corso tra governo Berlusconi e magistratura. Le esortazioni e gli ammonimenti di Ciampi arrivano alla vigilia di scadenze importanti per il processo Sme, come la decisione della Cassazione sulla nuova istanza di remissione presentata da Cesare Previti e, il 9 dicembre, la decisione della Consulta sul lodo che concede l'immunità alle alte cariche dello stato. «Sarò sempre garante come capo dello Stato, prima ancora che come presidente del Csm, della autonomia e della indipendenza dell'ordine giudiziario da ogni altro potere, nonchè della dignità dei singoli magistrati e delle loro funzioni», ha assicurato Ciampi. «Sono convinto che l'autonomia di una istituzione si pratica, e non soltanto la si predica. Il magistrato», ha chiesto, «non solo deve essere autonomo e indipendente, ma deve anche apparire tale, con il suo comportamento, in ogni situazione, anche al di fuori dell'esercizio delle sue funzioni». Deve essere guardato con rispetto, ma nello stesso tempo deve essere sentito vicino, in sintonia con la coscienza civile, secondo il presidente, che ha poi concluso il discorso al Csm, dopo gli interventi dei membri laici e togati, proprio chiedendo una giustizia più vicina alla gente. «Sono convinto, anzi so», ha infatti detto, «che i cittadini italiani non chiedono di meglio che avere più fiducia nelle istituzioni, e, in particolare nella magistratura». Però ha anche puntato l'indice sull'annoso problema di processi troppo lenti. Ma Ciampi ancora una volta ha richiamato al rispetto pieno e reciproco delle funzioni, rispetto sul quale di fonda la stabilità delle nostre istituzioni. «Proprio in questo momento, in cui il paese più avverte la rilevanza del problema giustizia, occorre che tutti, operatori e mondo politico, non travalichino i confini istituzionali e le funzioni di ciascuno». Per Ciampi «le questioni vanno affrontate e risolte all'interno di percorsi dialettici che sono la fisiologia di ogni democrazia: nel rispetto reciproco, senza mai lasciarsi andare a toni che delegittimino o compromettano l'equilibrio istituzionale». Per questo lui guarda con soddisfazione e fiducia alla ripresa del dialogo tra forze politiche e magistratura, e auspica che sia superate le contrapposizioni sulla riforma dell'ordinamento giudiziario. «Qui avete il campione del rispetto istituzionale», commenta il ministro della Giustizia Roberto Castelli. Il suo vice, Michele Vietti, ritiene «giusto il richiamo alla responsabilità delle toghe». Per Sandro Bondi, coordinatore di Forza Italia, quelle di Ciampi «sono parole sacrosante, di alto valore». «Noi siamo per il diritto all'indipendenza dei giudici e il dovere all'imparzialità. Le parole del Presidente della Repubblica ci trovano perfettamente d'accordo», afferma il coordinatore di An Ignazio La Russa. Parole che il segretario dell'Udc, Marco Follini, sottoscrive. Antonio Di Pietro, leader dell'Italia dei valori, considera il richiamo del presidente della Repubblica «sul ruolo della magistratura e sul rispetto per l'istituzione e per le figure professionali che operano per la giustizia è quanto di più giusto possa essere detto, tanto quasi da apparire ovvio. È giustissimo che la politica non travalichi i confini istituzionali nel rispetto delle funzioni di ciascuno».

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