Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Pensioni, i sindacati scaldano la piazza

default_image

Per Berlusconi l'innalzamento dell'età è ineludibile. Epifani e Pezzotta: fate marcia indietro

  • a
  • a
  • a

Il presidente del Consiglio tira dritto per la sua strada e a Bruxelles ribadisce con forza che «l'innalzamento dell'età lavorativa è ineludibile». No, ribatte il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, «la riforma previdenziale è sbagliata e il Governo deve fare marcia indietro. Aggiustamenti sono impossibili». Dello stesso avviso il segretario generale della Cisl, Savino Pezzotta: «È una controriforma. Per questo non è emendabile, ma va cambiata». Intanto, il leader della Margherita, Francesco Rutelli, conferma le critiche sulla proposta del Governo, ma si dice sono «pronto a discutere in Parlamento quando questa proposta sarà presentata». Il nuovo affondo del presidente del Consiglio arriva da Bruxelles, dove è in corso il primo vertice dei capi di Stato e di Governo dell'Ue del semestre italiano. «La riforma delle pensioni si può fare in tanti modi - rilancia Berlusconi - ma si deve fare», discutendo ritmi e modi - spiega - ma non il principio della sostenibilità finanziaria. Per Cgil, Cisl e Uil non è assolutamente così: niente giustifica la necessità di stravolgere le riforme già fatte negli anni '90. E, se il governo non cancellerà la riforma, ogni possibilità di dialogo è esclusa». Il 24 ottobre il Paese si fermerà - assicurano gli organizzatori dello sciopero - ma sarà solo il primo passo di una lotta destinata a durare anche nei prossimi mesi. Il fronte sindacale non si è mai mostrato così unito negli ultimi anni. «Non ci sono spazi di trattativa» ha detto il leader della Cgil Epifani, per il quale «se, dopo lo sciopero generale, il governo dovesse fare marcia indietro, allora il quadro del confronto cambierebbe». Ma sia chiaro, ha spiegato Epifani, che «aggiustamenti sono impossibili», perché «è proprio sbagliato l'impianto della riforma». La sintonia con il segretario generale della Cisl è piena: «La riforma delle pensioni presentata dal governo - ha ripetuto Pezzotta - non è emendabile, va cambiat, è uno stravolgimento della riforma Dini e rompe tutti gli elementi di solidarietà tra chi va in pensione dopo il 2008 e chi ci va prima, tra chi ha 40 anni e chi ne ha 20. Altro che patto intergenerazionale, questa è una frattura sociale». Intanto, ieri il ministro delle Riforme, Umberto Bossi, con una semplice battuta («Cose passate») ha chiuso all'ipotesi di anticipare gradualmente la riforma previdenziale dal 2004, sostenuta da Confindustria e da una parte della maggioranza.

Dai blog