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An: «Voto agli immigrati che hanno reddito»

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Il Guardasigilli, il leghista Castelli: «È incostituzionale». Bossi chiede test d'italiano e dialetto

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La Lega annuncia ancora battaglia contro l'iniziativa del partito di Fini che deve subire anche una contestazione dall'estrema destra. Insomma, un'altra giornata di tensione sul fronte immigrazione. A dare fuoco alle polveri è Massimo D'Alema che in mattinata lancia la legge Turco-Fini, ovvero l'integrazione tra la proposta di Livia Turco (Ds) e quella di An per il diritto di voto agli immigrati: «Forse avremo la legge Turco-Fini e non ci sarebbe nulla di scandaloso. Se si riconosce un diritto sacrosanto a persone che vivono e lavorano in mezzo a noi, io la voto. Senza alcuna difficoltà». Ma più tardi arriva la risposta di Ignazio La Russa, coordinatore di An. Ed è un rifiuto: «La legge Turco-Fini non potrà esserci per il semplice fatto che la legge Turco-Napolitano e la Bossi-Fini sono due leggi opposte». Il partito di Fini presenta quindi la sua proposta (il leader non la firma perché non è possibile per gli esponenti di governo) e la novità, rispetto a quanto annunciato, è che «la richiesta di votare viene accolta se lo straniero, oltre ai sei anni di domicilio regolare e stabile in Italia: è in possesso di una carta di soggiorno, si impegna esplicitamente al rispetto dei principi costituzionali, possa dimostrare un reddito sufficiente per il sostentamento personale e della sua famiglia. Al contrario, la richiesta non può essere accolta se lo straniero sia stato rinviato a giudizio per uno dei reati per i quali è facoltativo od obbligatorio l'arresto». Ed è proprio la parte relativa al reddito che fa infiammare il Carroccio. Il ministro leghista della Giustizia Roberto Castelli dichiara che è incostituzionale: «Così si torna indietro al 1848, quando per votare bisognava dimostrare che di avere un censo di 40 lire». Replica Landi di Chiavenna (An): «Ma quello è un principio fondamentale per avere la carta di soggiorno, è uno dei cardini della Bossi-Fini». Ma la Lega si spinge oltre presenta la sua proposta di legge, tutta provocatoria, firmata dal numero due del Carroccio Roberto Calderoli. Che chiede il «test di naturalizzazione» per gli extracomunitari, un esame per verificare la conoscenza della lingua italiana e del dialetto della località dove si risiede. Tocca ancora al coordinatore di An parare i colpi, anche quelli della contestazione dell'estrema destra di Forza Nuova. Prima i fischi sotto la sede nazionale di An, nel centro storico, poi gli strattoni e le spinte quando Ignazio La Russa scende in strada per parlare con i manifestanti, in tutto una trentina. Quindi spiega che «spera nei voti di tutta la Casa delle libertà». «Non saremo noi a chiedere un vincolo di maggioranza - dice ancora - ma l'auspicio è che anche senza questo vincolo la proposta passi con il voto determinante della Casa delle libertà, perché i numeri ci sono». Si spera insomma che «non siano determinanti i voti aggiuntivi» dell'opposizione.

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