Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Il procuratore «Non è stata decisione passionale»

default_image

  • a
  • a
  • a

Francesco Lalla, procuratore capo di Genova, liquida con una battuta le dichiarazioni rilasciate dal ministro dell'Interno Pisanu. Appena tornato dalle ferie, Lalla si è trovato a fronteggiare l'ennesima bufera politica che si è scatenata contro il pool di magistrati che da oltre due anni indaga su quanto avvenuto a Genova nei giorni del vertice dei G8 del luglio 2001. Domenica il ministro dell'Interno aveva definito la procura genovese «passionale» parlando dell'invio di 73 avvisi di fine indagine agli appartenenti alle forze dell'ordine coinvolti nel blitz alla scuola Diaz e nelle presunte violenze compiute all'interno della caserma di Bolzaneto. Il procuratore capo di Genova, però, tenta di smorzare i toni della polemica e getta acqua sul fuoco: «Le prime dichiarazioni del ministro - precisa - erano inappuntabili. Esprimeva piena fiducia nella Polizia di Stato attendendo una sentenza definitiva prima di dare un giudizio». Parole che esprimono anche il punto di vista della Procura stessa: «A essere sotto processo a Genova - precisa Lalla - non è la Polizia di Stato, ma solo alcune persone che hanno partecipato a un'operazione in relazione a un singolo fatto». Il pool di magistrati genovesi, ha spiegato il procuratore capo, ha lavorato a lungo discutendo, approfondendo particolari e vedendosi più volte sino a quando non sono terminate le indagini. Nessun commento sulle dichiarazioni del ministro, invece, da parte dei rappresentanti della Polizia Penitenziaria, che ieri mattina si trovavano nel capoluogo ligure per la festa del loro Corpo. «Lasciamo che l'autorità giudiziaria faccia il suo lavoro, poi vedremo» è stata l'unica dichiarazione rilasciata da Emilio Di Somma, vicecapo del Dipartimento di Polizia Penitenziaria. E, nel pomeriggio di ieri, nel dibattito si è inserito Lorenzo Guadagnucci, giornalista che la notte del 21 luglio ha dormito all'interno della scuola Diaz vivendo così sulla propria pelle i fatti diventati oggetto d'inchiesta. A nome di tutte le 93 persone che hanno trascorso quei momenti accanto a lui ha scritto una lettera aperta al ministro Pisanu, in cui parla di «rabbia e delusione».

Dai blog