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Se si faranno tagli sarà sciopero

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Confindustria insiste: riforma nella manovra e disincentivi

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Lo hanno confermato ieri i leader di Cgil, Cisl e Uil. Il segretario generale della Cisl, Savino Pezzotta, lo ha ribadito anche in casa della Confindustria (che notoriamente è favorevole a una riforma incisiva del sistema previdenziale) in un'intervista al Sole-24 ore: «Posso dirle che se toccheranno le pensioni allora sarà sciopero» ha dichiarato, aggiungendo che «al momento tra i lavoratori c'è un forte malumore che il sindacato sta ancora governando». Dopo il nuovo avvertimento di Pezzotta, anche il segretario della Cgil Epifani e quello della Uil Angeletti hanno annunciato scioperi sulla riforma delle pensioni, confermando che anche le loro organizzazioni sono pronte alla mobilitazione contro eventuali tagli all'attuale sistema previdenziale. La Confindustria, intanto, dice la sua: il bonus previdenziale proposto dal ministro del Welfare Maroni per l'innalzamento dell'età effettiva di pensionamento, non va bene. Porta pochi risparmi e, sottolineano a Viale dell'Astronomia, non incide sulla finanza pubblica. Meglio sarebbe invece un sistema di disincentivi del 3% per i trattamenti liquidati tra i 57 e i 62 anni. In un documento riservato portato in questi giorni all'attenzione del governo, la Confindustria insiste nel chiedere che la riforma previdenziale sia basata già nella Legge finanziaria attraverso un sistema di incentivi-disincentivi. Secondo gli industriali, l'esonero del versamento dei contributi (32,7%) da destinare interamente al lavoratore in busta paga «non incide sulla propensione al pensionamento e quindi sulla convenienza del singolo a ritardare l'uscita dal mondo del lavoro». Anzi, il sistema di incentivi «presenta notevoli punti deboli. In particolare: 1) non incide sulla propensione al pensionamento e quindi sulla convenienza del singolo a ritardare l'uscita dal mondo del lavoro; 2) ha sulla finanza pubblica effetti sostanzialmente neutri o comunque molto contenuti e di difficile stima in quanto dipendenti dalle scelte dei singoli lavoratori; 3) non risolve il problema della disparità di trattamento tra lavoratori che accedono al pensionamento di anzianità e lavoratori che, con pari anzianità contributiva, accedono a quello di vecchiaia». La «proposta alternativa» di Confindustria poggia invece su un sistema che combini «in modo equilibrato incentivi e disincentivi al pensionamento di anzianità. Si tratterebbe - si legge nel dossier - di applicare dei coefficienti di correzione della misura delle prestazioni a seconda che vengano liquidate prima o dopo il compimento di una data anagrafica (intermedia tra i 57 ed i 65 anni)». In poche parole, bisognerebbe «applicare dei coefficienti di correzione per i trattamenti liquidati nelle età tra 57 e 62 (-3% per ogni anno di anticipo rispetto al 62ø), al fine di tenere conto della differente speranza di vita alle diverse età anagrafiche». Confindustria porta l'esempio di un lavoratore di 57 anni con un'anzianità di 35 anni e una speranza di vita di 24: in questo caso, «per il lavoratore continua ad essere più conveniente l'uscita dal mondo del lavoro non appena raggiunti i requisiti per il pensionamento di anzianità. Lasciando subito il lavoro, potrà contare su un reddito superiore del 10,2% a quello che otterrebbe rinviando di 2 anni l'uscita dal lavoro. In pratica, sostiene Confindustria, il bonus intascato subito non bilancerebbe la perdita domani. Inoltre, se il lavoratore cumulasse al reddito da pensione anche un reddito da lavoro autonomo, la convenienza sarebbe ancora maggiore.

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