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Radiaxic sul viaggio di Dini «Voleva chiudere al più presto Era un grande affare di Stato»

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Si tratta delle Poste e telecomunicazioni di Stato, che da azioniste del 100% di Telekom Serbia vendettero formalmente la loro quota di minoranza (49%) alla Stet International Netherlands, controllata dalla Stet italiana. Quella stessa partecipazione fu poi successivamente girata in parte ai greci della Ote che ancora oggi la conservano, sia pure in assoluta minoranza (20 per cento). Nell'intervista, che risale al dicembre 2000, Radiaxic rivelava come tutta la questione fosse stata seguita direttamente dal ministro italiano degli Esteri, Lamberto Dini. Che nelle settimane calde della trattativa era volato a Belgrado... Come fu venduta Telekom Serbia? «La riunione al governo serbo durante la quale gli italiani insistevano che l'affare finisse il più presto possibile è stata fatta il 15 gennaio del 1997, quindi dopo che il signor Lamberto Dini è arrivato a Belgrado per fare da tramite nella soluzione della crisi prima delle elezioni». Fu grazie alla vendita di Telekom che Milosevic avrebbe accettato i risultati delle elezioni? «Questo non lo posso affermare ma si sentiva che tutti erano per un partner italiano. Il fatto che Dini veniva a Belgrado nel periodo della vendita di Telekom, (lui è stato sempre informato di tutto questo) dimostra che si trattava di un importante affare di Stato». Lei dice che si trattava di un affare di Stato quindi è stato trattato ai livelli più alti? «Ho questa impressione perché noi volevamo fare le valutazioni e organizzare la gara d'appalto. Anche Rada Algentovic era d'accordo e gli altri facevano in modo che si facesse una trattativa diretta. Questo vuol dire che qualcuno aveva un interesse diretto. Io non posso dire che si tratta di un interesse personale, forse in quel momento si trattava di un interesse di Stato, ma è chiaro che un interesse esisteva». Quando lei dice di interesse personale, pensa a Milosevic? «Credo personalmente che il suo interesse era in quel momento di concludere un buon affare. In che modo questo è stato fatto dopo è un'altra questione... Neanche oggi sono in grado di valutarlo, certo fu sicuramente inusuale il comportamento dell'ambasciatore di Roma...».

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