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Udc, Baccini si mette alla guida degli scontenti

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Il sottosegretario vuole lasciare il governo: «Torno al partito». E sogna di fare il ministro

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Ed è subito polemica, si rompono gli argini e alzano la voce gli scontenti alla cui guida si mette proprio il sottosegretario agli Esteri che punta ad un incarico di ministro. E nelle sue mire c'è anche quello di capogruppo alla Camera, ruolo nel quale di recente Luca Volontè è stato confermato per un pugno di voti. Il segretario Marco Follini convoca l'ufficio politico del partito, ufficialmente per parlare delle riforme istituzionali. Ma il dibattito sulla «riforma interna» ormai è pubblico. «Il partito sta decollando ma è necessario togliere dei pesi dalle ali, persone che spesso parlano a nome dell'Udc senza averne alcun titolo, esponenti per nulla rappresentativi», spiega Baccini annunciando che sta per lasciare (ma ancora non l'ha fatto) la Farnesina. «In mattinata - riferisce Baccini - ho avuto una conversazione telefonica con il ministro Frattini al quale ho garantito con senso di responsabilità tutto il mio apporto a far fronte a quegli impegni già assunti nell'ambito del semestre europeo. Poi - prosegue - al rientro dalle ferie avrò un confronto con il Presidente del Consiglio per comunicargli la mia decisione». D'altro canto lo stesso Baccini a giugno aveva chiesto un Berlusconi-bis. Il leader dell'Udc laziale («È uno dei pochi che ha veramente i voti», dicono nel partito) spiega poi: «La segreteria Follini per quanto mi riguarda non è in discussione. La mia - spiega - è una scelta in controtendenza, visto che tutti vogliono andare al governo, dettata dal bisogno di rafforzare il partito e fare chiarezza in tutte le sue articolazioni, nazionali e locali». Con lui si schiera subito il presidente della commissione Attività Produttive, Bruno Tabacci: «Se Baccini dice più o meno quello che disse Fini qualche tempo fa, e cioè che è meglio stare al partito che al governo, significa che esiste la percezione che l'assetto attuale dell'esecutivo vada ormai modificato». «Del resto - aggiunge Tabacci - questo gesto, espressione di un disagio reale, coincide con le cose che il partito sostiene da tempo, e cioè che il paese percepisce il governo come inadeguato a risolvere i problemi. Tuttavia - aggiunge Tabacci - credo che questa maggioranza abbia tutte le carte in regola per risalire la china a patto che la smetta di dire "va tutto bene, non c'è niente da cambiare"». Gli fa eco il deputato Riccardo Conti: «A settembre, con il Consiglio nazionale dell'Udc, si apre una stagione di verifica interna al partito e ai gruppi parlamentari». «Baccini ha fatto una scelta in controtendenza: mentre tutti vogliono andare al governo, lui è disposto al sacrificio per il rafforzamento del partito. Da parte dell'Udc del Lazio non può che esserci il pieno appoggio e la massima stima», commenta Armando Dionisi, segretario regionale. D'accordo anche quello della Lombardia Zambetti e il consigliere regionale marchigiano Viventi. Stizzita invece la replica del deputato Emerenzio Barbieri: «Il sottosegretario Baccini insiste nel puntare a un Berlusconi bis, del quale nessuno, se non pochi superaddetti ai lavori e superinteressati a poltrone ministeriali, avverte il bisogno». Critiche anche dal senatore Maurizio Ronconi: no a iniziative incomprensibili. «Il compito dell'Udc - prosegue Ronconi - è quello di sostenere lealmente il governo, non sono consentite distrazioni».

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