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Scontro sulla giustizia, divisi anche i giudici

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Il pg di Milano, Blandini, difende la prerogativa del Parlamento. Attacchi da D'Ambrosio e Caselli

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Scendono in campo i magistrati. Il procuratore generale di Milano Mario Blandini sostiene che la prerogativa del parlamento di disporre indagini sui giudici deve essere rispettato sino in fondo, anche perché «un organismo sano non deve temere i controlli». Il segretario dell'Associazione nazionale magistrati Carlo Fucci è d'accordo con il Pg milanese sul ruolo del parlamento ma contesta le finalità indicate dal portavoce di Forza Italia Sandro Bondi per il quale «dovrebbe scoprire ciò che è già nella mente di chi la propone». Fucci sottolinea la coincidenza temporale con la sentenza Imi-Sir, «la volontà di intimidire i magistrati che un domani potrebbero esercitare le loro funzioni rispetto a determinati politici». Per l'Anm, dunque, l'obiettivo della commissione è di «minare l'autonomia e l'indipendenza dei magistrati, e quindi quindi l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge». L'ex pm di Milano Gerardo D'Ambrosio definisce la proposta di Bondi «molto pesante» e «al di là del bene e del male», una delle «ricorrenti forme di intimidazione» nei confronti dei magistrati che «hanno preso il via nel '94, con il primo atto d'indagine che ha riguardato il presidente del consiglio». Per il Procuratore Generale della Corte di Appello di Torino Giancarlo Caselli «è in atto una vera e propria guerra di religione dove i giudici rappresentano gli infedeli da cacciare». Nella Casa delle libertà Forza Italia e Lega mostrano di voler andare avanti, ma restano contrarie An e Udc. «Sulla giustizia una maggioranza seria non vara commissioni, ma riforme» dice il presidente della Regione Lazio Francesco Storace. «Questo governo farà un errore gravissimo se tralascerà di fare una vera riforma della giustizia», afferma il vicesegretario del Nuovo Psi Bobo Craxi, favorevole a una commissione su Tangentopoli, ma non alla contrapposizione con settori della magistratura fortemente politicizzati. E in un corsivo che apparirà oggi su «L'Avanti», a firma «il Passator Cortese», si denuncia «un'impressionante continuità nell'uso politico della giustizia da parte dei "soliti noti", e cioè del nucleo "leninista" di Magistratura Democratica e del nucleo giustizialista dei Ds guidato dall'onorevole Violante». Replica Valdo Spini, leader della componente laburista dei Ds: «Prendo atto con soddisfazione che i figli di Craxi prendono le distanze dalla proposta dell'on.le Bondi, portavoce di Forza Italia, per una commissione parlamentare di inchiesta di fatto contro la magistratura». Emerenzio Barbieri, deputato dell'Udc, che avversa la proposta di Forza Italia, controcorrente, sostiene che il suo partito è sempre stato favorevole alla istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta su Tangentopoli e sull'uso politico della giustizia. Per il capogruppo leghista Alessandro Cè, «al punto in cui siamo ormai la magistratura è un potere in buona parte autoreferenziale. Bisogna arrivare a un riequilibrio dei poteri». Secondo il sottosegretario alla Giustizia Michele Vietti, lo scontro in atto tra politica e magistratura si basa su «un equivoco di fondo, dovuto a uno scambio di ruoli», per cui «i magistrati oggi tendono a fare politica», e «i politici, in alcuni casi, sembrano invece volersi sostituire ai tribunali». Prendono le distanze anche i Radicali: «La commissione prospettata da Forza Italia sull'uso politico della giustizia in Italia rischia di essere dannosa se realizzata» dice Marco Beltrandi.

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