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Infrastrutture, l'Ue sostiene Tremonti

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Più cautela sul fronte degli esperti, mentre i politici sono, come ci si poteva aspettare, piuttosto divisi. Tutti però avvertono: il piano deve servire davvero allo sviluppo delle infrastrutture, e non per ridare slancio all'economia europea, che ha bisogno d'altro: riforme strutturali, a cominciare dal mercato del lavoro, del sistema pensionistico e sanitario. E, soprattutto, guai se il piano dovesse servire come «porta di servizio» per allentare il patto di stabilità e crescita dell'Unione monetaria europea (ma Giulio Tremonti ha comunque più volte smentito questa ipotesi). Il Piano di azione europeo per la crescita, elaborato da Tremonti, lo ricordiamo, prevede un incremento degli investimenti pubblici e privati nelle grandi infrastrutture europee per un totale complessivo di 35-70 miliardi di euro l'anno da qui al 2010, ossia una percentuale di investimenti che oscillerebbe tra 0,5 e 1% del Pil europeo. I prestiti verrebbero veicolati principalmente attraverso la Banca Europea per gli Investimenti (Bei), per un totale di 11 miliardi di euro in più ogni anno, rispetto a quanto già eroga. Un sì sostanziale era arrivato al Consiglio affari generali Ue dello scorso 15 luglio, con la benedizione della stessa Bei, che ha assicurato prestiti di 50 miliardi di euro fino al 2010. «Salutiamo con favore la proposta della presidenza italiana dell'Unione europea - afferma il direttore generale della Confindustria tedesca (Bdi), Ludolf von Wartenberg -. Soprattutto troviamo molto importante che la presidenza indichi con chiarezza le priorità e di fornire un'adeguata dotazione finanziaria nel quadro della realizzazione e del potenziamento delle reti transeuropee». In vista dell'allargamento dell'Ue, spiega ancora von Wartenberg, «occorre tenere in debito conto i collegamenti Est-Ovest, essenziali per la Repubblica Federale. Tali collegamenti sono fondamentali per poter sfruttare le opportunità economiche aperte dall'allargamento». Tuttavia, è «essenziale che il programma di investimenti non si proponga di sostituire le riforme economiche nazionali, nè metta in pericolo il patto di stabilità e crescita dell'Unione monetaria». Per la Confindustra belga (Federation des entreprises des Belgique, Feb) Baudouin Velge (capo del dipartimento economico), esprime un'opinione sostanzialmente positiva riguardo i contenuti del Piano, anche se con dei distinguo: «È una buona idea - dice - ma nel medio, non nel breve termine». E aggiunge: «Noi industriali del Belgio crediamo molto nella necessità di dare priorità ai progetti infrastrutturali Trans-europei, sul modello di quelli elaborati dal Gruppo Van Miert». Su una cosa però Velge si dice scettico: che il piano Tremonti sia pienamente compatibile con il Patto di stabilità. A nome un po' di tutti gli industriali europei parla l'Union of industrial and employers confederations of Europe (Unice) di Bruxelles, associazione che rappresenta tutte le Confindustrie dei quindici paesi membri dell'Ue. «La competitività dell'Europa - afferma il presidente dell'Unice, il tedesco Juergen Strube - deve esser ripristinata. La presidenza italiana è molto impegnata nella creazione di un ambiente favorevole alle imprese». Nel complesso, all'Unice mostrano cauta apertura, sebbene affermino di voler conoscere meglio i dettagli del piano Tremonti.

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