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Revisione dei processi, «sì» a Montecitorio

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Il testo, primi firmatari Mario Pepe e Michele Saponara (FI), dovrà ora passare all'esame del Senato. Il provvedimento ha ricevuto 227 sì e un solo voto contrario mentre gli astenuti sono stati 140. Se anche palazzo Madama dirà sì a questo testo, chi è stato condannato per reati, che non siano di mafia e terrorismo, potrà chiedere (entro 180 giorni dall'entrata in vigore della legge) che il proprio processo venga rifatto nel caso in cui la Corte europea dei diritti dell'uomo vi abbia ravvisato una violazione delle norme sul giusto processo contenute nell'articolo 6 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e, in Italia, nell'articolo 111 della Costituzione. Per mesi, prima in commissione Giustizia e poi in Aula, si è discusso della norma transitoria: maggioranza e opposizione non riuscivano a mettersi d'accordo su a quali processi potesse essere applicata la norma. Ieri poi, è stato proposto e approvato un emendamento-compromesso firmato da Anna Finocchiaro (responsabile giustizia dei Ds) che impone una sola limitazione: non potrà mai chiedere la revisione del processo chi è stato condannato per reati di mafia e di terrorismo. Su questo punto si sono astenuti Prc e Sdi e An, Sdi e Margherita hanno parlato di «problemi di costituzionalità» e di «doppio binario che mina il principio di uguaglianza». Sul provvedimento nella sua interezza si sono astenuti i Ds, lo Sdi e la Margherita. Prc, An, Lega e Fi hanno invece votato a favore. Sono molti i condannati eccellenti che, per l'opposizione, potrebbero beneficiare del provvedimento: dall'ex ministro della Sanità Francesco De Lorenzo a Bettino Craxi per il quale la Corte europea ha da poco condannato l'Italia. Per Adriano Sofri invece nulla da fare anche se il provvedimento nella precedente legislatura era stato presentato dal centrosinistra proprio per lui: la Corte europea ha infatti respinto il suo ricorso. L'ex ministro della Sanità, Francesco De Lorenzo, liberale, il 14 giugno 2001 è stato condannato dalla Cassazione a cinque anni, quattro mesi e dieci giorni di reclusione per associazione a delinquere e corruzione, in relazione a tangenti per circa nove miliardi di vecchie lire ottenute da industriali farmaceutici dal 1989 al 1992, durante il suo ministero. Da 11 mesi De Lorenzo è affidato ai servizi sociali.

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