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Csm, compromesso sui pm di Milano

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L'«assoluzione» dei due magistrati di Milano messi sotto accusa dagli ispettori di Castelli è arrivata al Csm, dopo due giorni di difficili trattative in cui si è sfiorata una drammatica rottura. Alla fine lo strappo istituzionale è stato scongiurato. Al plenum è stato raggiunto in extremis un compromesso tra laici del Polo, togati e laici del centrosinistra sulla «sentenza» da emettere nei confronti dei pm milanesi indagati a Brescia per abuso d'ufficio. Si è deciso di sdoppiare il voto sul documento della VI Commissione, che la settimana scorsa aveva espresso la solidarietà del consiglio ai magistrati milanesi indagati a Brescia per aver opposto il segreto agli ispettori di Castelli sulla vicenda del fascicolo 9520. La mediazione del vice presidente Virginio Rognoni ha evitato una gravissima spaccatura. Il voto sul documento - inclusi quattro emendamenti proposti dal consigliere laico Luigi Berlinguer (Ds) - è avvenuto per parti separate, su richiesta del consigliere laico della Cdl, Nicola Buccico. La motivazione, in cui si fa un riferimento specifico al «caso Milano» e in cui si afferma che hanno avuto ragione Boccassini e Colombo ad opporre il segreto investigativo agli 007 di Castelli, è stata approvata a maggioranza: hanno votato sì i consiglieri togati e i laici di centrosinistra (17); contro si sono pronunciati i tre consiglieri laici della Cdl. Sul dispositivo, che contiene «principi generali» e quindi non dà patenti di «legittimità» alle scelte investigative dei pm di Milano, è stata raggiunta invece la quasi unanimità (si sono astenuti i vertici della Cassazione, il vice presidente Rognoni non ha partecipato al voto). L'organo di autogoverno dei giudici ha detto in sostanza che il Consiglio non ha valutato, nè poteva, i metodi di indagine dei due pm, perché sarebbe stato violato l'indipendente esercizio della giurisdizione. Può solo dire, invece, se c'è stata collaborazione con gli ispettori del ministero della Giustizia e se e quanto i pubblici ministeri possono opporre il segreto investigativo. Ebbene, possono sempre opporlo - secondo il Csm - «quando lo motivano con la necessità di evitare un pregiudizio per il positivo sviluppo delle indagini». Esula però dai poteri del Consiglio «sindacare questa scelta e le ragioni che l'hanno indotta». Nel caso specifico Boccassini-Colombo il Csm non ha dubbi sul fatto che la collaborazione da loro fornita agli 007 di Via Arenula è stata «leale». Hanno sbagliato ad opporre il segreto investigativo, impedendo agli ispettori di vedere il contestato fascicolo 9520 (all'origine dei processi Imi-Sir e Sme)? No, perché il rifiuto è stato giustificato «con la pendenza di un procedimento a carico di ignoti e per l'identificazione di eventuali concorrenti nei reati di corruzione originariamente contestati e quindi con la necessità di evitare un pregiudizio per il positivo sviluppo delle indagini». E tale motivazione «rientra tra quelle che alla stregua degli atti consiliari legittimano l'opposizione del segreto di indagine».

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