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Cassazione, non si può dire «Pratica voto di scambio»

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Così la V sezione penale della Cassazione ha annullato l'assoluzione, pronunciata sia in primo che in secondo grado, del parlamentare Athos De Luca, accusato di diffamazione su querela di Massimo Palombi, durante le elezioni del 1996. Durante una trasmissione televisiva De Luca aveva detto «non è vero che ci sono collegi sicuri... io, per esempio, ho il collegio Ostiense-Eur nel quale ho come avversario un senatore uscente, della Dc, del quale non faccio il nome, che pratica il voto di scambio... Ci sono settemila voti di differenza». Ad avviso del tribunale e della corte di appello di Roma, De Luca doveva essere assolto perché la sua critica era tesa «a denunciare un metodo e non una specifica ipotesi di corruzione». Ma accogliendo il reclamo della procura della Corte di appello di Roma e dello stesso Palombi, piazza Cavour ha invece affermato che il richiamo al «collegio di appartenenza» del Palombi, per quanto non nominato, non è un elemento atto ad assicurare la «inidoneità diffamatoria della frase, dovendo la stessa valutarsi in relazione proprio al contesto sociale e di vita di relazione del soggetto destinatario». In poche parole il riferimento al collegio elettorale di un candidato ne consente l'identificazione.

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