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INTERVISTA ALLA SENATRICE D'IPPOLITO (FI)

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Questa è la convinzione della senatrice di Forza Italia Ida D'Ippolito. Ecco cosa ci ha detto sui temi che caratterizzano il suo impegno politico ad un anno dal ritrovamento di un ordigno esplosivo davanti la sua abitazione. Senatrice D'Ippolito, come è andato il primo turno delle elezioni amministrative? «L'analisi del voto deve essere sottratta alla tentazione di una enfasi di parte. La logica del centrosinistra, che ha visto un tracollo di Forza Italia è inaccettabile. Il coordinatore nazionale Scajola ha ricordato che nel confronto con le passate amministrative Forza Italia non perde voti, ma li guadagna». Lei ritiene che in Italia le persone disabili siano svantaggiate nello sport praticato? «Credo che l'Italia sia all'avanguardia in questo campo. C'è ancora molto da fare nell'adeguamento delle strutture. Lo sport rappresenta un'occasione di socializzazione. L'attenzione alla disabilità è un punto doveroso delle istituzioni a partire dalla scuola». Lei, un anno fa, ha subito un grave attentato. Questo atto è da mettere in relazione con il suo impegno per gli istituti di pena? «Purtroppo ho ancora la scorta. Sono ancora in attesa dell'esito delle indagini che le forze dell'ordine e la magistratura hanno avviato con grande serietà e responsabilità. Il quadro in cui mi muovo come politico non è del tutto sereno. Il fronte della giustizia è sempre stato un impegno costante. Sono molti gli atti che ho posto in essere per richiamere l'attenzione dei governi che si succeduti dal 1994 ad oggi sull'emergenza criminalità e sulla necessità di un'azione organica di contrasto attraverso strategie integrate. Non si può pensare di sconfiggere la criminalità solo attraverso la militarizzazione del territorio, ma anche attraverso una strategia del lavoro e dell'occupazione che il governo Berlusconi ha egregiamente avviato». Lei era contraria all'applicazione del carcere duro per i mafiosi? «No, non sono contraria. La risposta del legislatore è da storicizzare. Non possiamo pensare di risolvere il problema della criminalità attraverso l'inasprimento delle pene, ma bisogna avviare un programma più complesso». Quindi lei era contraria a rendere definitivo il 41 bis? «Ho sempre pensato che la pena deve essere commisurata al livello del rischio e del pericolo storicamente considerato».

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