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Berlusconi: «Governo compatto sulle pensioni»

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Solo un equivoco lo scontro di vedute con il ministro Maroni. Spunta la proposta del part time

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Il giorno dopo aver fatto balenare l'introduzione di disincentivi per convincere chi è a un passo dalla pensione a continuare a lavorare, Silvio Berlusconi ha chiarito il suo pensiero, che aveva comunque messo in allarme non solo i sindacati, ma lo stesso ministro del Welfare Roberto Maroni. Secondo cui nella legge delega non c'è nessuna menzione di misure che possano indurre a scoraggiare chi vuole andare in pensione, una volta maturati i requisiti di anzianità. E ieri il presidente del Consiglio, sempre da Evian, ha dato la interpretazione autentica di ciò che pensava il giorno prima. «Quando ho parlato di disincentivi - ha chiarito Berlusconi - avevo ben chiaro che ci sono due sistemi: uno è l'innalzamento dell'età pensionabile ed è stato escluso. L'altro è il sistema degli incentivi o disincentivi che per me sono la stessa cosa, perchè incentivare la permanenza sul posto di lavoro significa disincentivare l'andata in pensione. Che poi tecnicamente - ha aggiunto il presidemte del Consiglio - si possa introdurre questa o quella misura poco conta, l'obiettivo resta, attraverso una decisione volontaria del lavoratore, l'innalzamento dei tempi di permanenza sul posto di lavoro». E su questo obiettivo il Governo, ha assicurato il premier, «è assolutamente compatto nell'applicazione della delega». Ma sulla identità delle misure tra incentivi e disincentivi non è d'accordo il ministro del Welfare Roberto Maroni secondo cui c'è una bella differenza tra la possibilità di decurtare la pensione a chi lascia il lavoro una volta raggiunti i requisiti di anzianità pur di ritardare questo momento e il premiare con sgravi contributivi o fiscali chi decide di prolungare la sua permanenza in attività fino al limite della pensione di vecchiaia. La riforma previdenziale dovrebbe essere affrontata con un approccio 'soft', «soprattutto nell' interesse dei lavoratori» che hanno maturato i requisiti per andare in pensione e che «dovrebbero considerare conveniente per loro, considerate le lunghe prospettive di vita, qualche forma di prosecuzione dell'attività lavorativa». È l'idea del capo del Dipartimento affari economici della Presidenza del Consiglio, Gianfranco Polillo, che fra le ipotesi possibili propone anche «una forma di part time per i lavoratori che, pur essendo pronti per la pensione, potrebbero prendere in considerazione forme di occupazione». «Sono contrario a qualunque forma coercitiva per indurre i lavoratori a restare nel mondo del lavoro - spiega Polillo all'Ansa - credo che vada studiato e proposto ai lavoratori un menù ampio di soluzioni possibili. Essi devono trovare conveniente, allettante proseguire nell'attività lavorativa, perchè andare in pensione a meno di 60 anni significa avere davanti a sè 30 anni di vita inattiva e questo può rappresentare un problema. Se un anziano decide di uscire dal mercato del lavoro, gli sarà poi praticamente impossibile rientrarvi». Ecco dunque la possibilità di un part time, «per metà pagato dall'azienda e per metà dall' Inps che, in questo modo, comunque, risparmierebbe il 50% della pensione».

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