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STUDIO SULLA STABILITÀ DEI CONSIGLI COMUNALI

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Dieci anni dopo il varo del testo uno studio della Lega delle autonomie locali porta alla luce gli effetti prodotti dalla legge: uno buono l'altro meno. Dimostra che l'obiettivo che aveva il legislatore, cioè di dare stabilità ai governi locali, è stato centrato, e avverte che i partiti, dieci anni dopo tangentopoli e i lutti che la stagione degli scandali ha provocato proprio tra le formazioni politiche, sono tornati a tessere le trame nelle quali le amministrazioni locali spesso rimangono impigliate mortalmente finendo per sciogliersi. Per cui. Su un campione di 260 Comuni analizzati (su 2450) il 60,76% è andato a elezioni anticipate per dimissioni della maggioranza dei consiglieri o incapacità di ricostruire la giunta, il 19,23 per cento a causa delle dimissioni del sindaco e il 3,75% per infiltrazione mafiosa. Le regioni ai primi posti per numero di amministrazioni disciolte anticipatamente sono Campania, Calabria e Puglia, seguite dalla Lombardia. «I dati - spiega il direttore della Lega delle autonomie, Loreto Del Cimmuto - non devono trarre in inganno. Dieci anni dopo possiamo dire che la legge ha dato buoni frutti: offre al cittadino la possibilità di sapere chiaramente a chi andrà il suo voto, responsabilizza il sindaco e la maggioranza che si propongono di governare la città, punisce nell'urna la coalizione che sbaglia o, peggio, fallisce per beghe interne. Il fatto che il crack della giunta avvenga nella maggior parte dei casi per dimissioni della maggioranza dei consiglieri - aggiunge Del Cimmuto - indica che il primo cittadino diventa ostaggio dei partiti e che questi stanno tornando a fare il loro gioco». L'asso, però, è in mano all'elettore. «L'errore, anche in politica, si paga. Ecco perché la legge resta valida e, anzi - conclude il direttore - andrebbe estesa anche al governo nazionale». F.d.C.

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