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Bossi fa il pompiere: «Nessuna spaccatura»

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Il leader della Lega: «Sono stato io a volere la fiducia». Lungo vertice Berlusconi-Fini sull'Europa

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Dopo le elezioni. Ne sono talmente sicuri Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini che si sono potuti permettere un faccia a faccia di due ore in assoluta tranquillità a parlare di Europa, soprattutto di Convenzione europea (della quale il vicepremier è membro in rappresentanza del governo), e del prossimo semestre di presidenza italiana della Ue che inizierà tra poco più di un mese. E si sono potuti permettere anche di scherzare un po' e ad un certo punto di raccontarsi qualche barzelletta. A conferma del clima di fondo sereno all'interno della maggioranza arrivano le dichiarazioni di Umberto Bossi. Che si presenta in aula alla Camera per votare la fiducia al decreto sulle quote latte, fortemente voluto dal ministro per le Politiche Agricole, Gianni Alemanno, e contestato proprio dalla Lega. Il ministro delle Riforme, passeggiando in Transatlantico, ci tiene a sottolineare che non c'è alcuna spaccatura nella Cdl. Nemmeno sulle quote latte. La Lega, spiega il suo leader, non condivide in toto il decreto ma si tratta di un passo avanti per gli allevatori. E rivendica: la questione di fiducia è stato il Carroccio a chiederla. «Non c'è spaccatura politica. C'è che noi - spiega il leader della Lega - la vediamo in un certo modo. Da una parte ci dà fastidio prenderci sulle spalle le colpe del passato, dall'altra c'era la necessità di far chiudere le stalle. Ora si è trovata questa soluzione con questo emendamento che garantisce agli allevatori di mungere le proprie vacche». «La fiducia? L'ho voluta io - aggiunge Bossi - perché mi pareva che si stesse dando troppo alla sinistra. La nostra astensione? Ma il nostro non è un giudizio completamente negativo, ma diciamo che ancora riteniamo aperti i conti con il passato. Ma gli allevatori - conclude Bossi - hanno ottenuto non la perfezione ma almeno di andare avanti a fare il loro mestiere». Ma il copione andato in scena in questi giorni si è ripetuto anche ieri, con la Lega a far da partito di lotta e di governo. E così, se Bossi appare quasi conciliante, il capogruppo della Lega Alesandro Cè avverte: «Presidente Berlusconi noi le rinnoviamo la fiducia ma lei non ci deluda, si impegni di più sulle riforme». Ma le tensioni di questi giorni hanno fatto fiorire una serie di nuove ipotesi: sono tornate a circolare voci su governo istituzionale, governo tecnico, governo balneare. E ancora, rimpasto, rimpastino, rimpastello, sostituzione di ministri, cambi, cambietti e via dicendo. Mutazioni anche di maggioranze con partiti che entrano e partiti che escono. Alla fine anche Bossi ci ride su: «Governo tecnico in caso di condanna di Berlusconi? Ma di cosa stiamo parlando? Intanto per ora Berlusconi ha solo un processo, non mi risulta che sia stato, nè che sarà condannato. Una condanna? Beh è come dire: se io vinco e faccio quattordici al totocalcio... Che significa?». Insomma, per il leader della Lega questo è un governo che durerà fino alla fine della legislatura, come d'altro canto è stato confermato anche nei giorni scorsi da Berlusconi. Tuttavia Bossi non esclude possibili rimpasti. «Ci possono anche essere. Ora non so, non ne ho idea. Ma faccio un esempio: se un sottosegretario va all'Inps, qualcuno lo devi pur mettere al suo posto. Poi - conclude Bossi - per quanto riguarda i ministri, se viene il federalismo qualche ministero dovremo pur chiuderlo. E quello può essere un rimpasto, almeno simbolicamente, il piacere di chiudere qualche ministero me lo daranno, spero...». Dall'Udc arrivano segni di approvazione e un avvertimento: «Aspettiamo il risultato delle elezioni». Dopo si vedrà, lasciano intendere. E se i voti arriveranno i centristi della Cdl si faranno sentire. Sono pronti a reclamare già più spazio. A cominciare dal governo. Ma Berlusconi non ha intenzione di aprire questo fronte alla vigilia del semestre europeo. Non sarà dunque ritoccata la squadra di governo. Non sembra scomporsi più di tanto neanche Fini che con i suoi a Palazzo Chigi scherza

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