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Processo Sme, Berlusconi davanti ai giudici Sarà tracciata una ricostruzione storica che comprende anche il ruolo avuto da Prodi

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Questo, a detta dei suoi legali, farà oggi il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nell'aula della prima sezione penale del Tribunale di Milano, in cui è in corso il processo per la presunta corruzione dei giudici romani nella vicenda della mancata vendita del settore alimentare dell'Iri a Carlo De Benedetti. L'avvocato Nicolò Ghedini, difensore del premier con il collega Gaetano Pecorella, ieri non è entrato nel dettaglio di quelle che saranno le dichiarazioni spontanee del premier («che parlerà a braccio», ha detto il legale), ma ha spiegato quali sono le sue intenzioni: ricostruire storicamente, appunto, la lunga storia della cessione della Sme, che inizialmente doveva finire a De Benedetti; cosa che non avvenne, anche per la discesa in campo di una cordata di cui faceva parte Berlusconi, tanto che la Sme venne venduta dopo essere stata smembrata. Per quella vicenda, Berlusconi, come ha detto nelle settimane scorse, ritiene di «meritare una medaglia d'oro al valor civile» per aver «evitato una spoliazione del patrimonio dello Stato». Non si sa ancora quanto parlerà il premier che potrà rimanere in aula per sole due ore, dalle 10 alle 12, per via dei suoi impegni. Ha deciso di esserci, però, ha detto Ghedini, «per dare un contributo processuale». «Un contributo - ha sottolineato il legale - che sarebbe stato più agevole dare a Palazzo Chigi: più agevole per tutti, anche per i tempi del processo». Una polemica a distanza con i giudici della prima sezione che, nel marzo scorso, avevano detto no a una trasferta a Roma di tribunale, pm e difensori in quanto, secondo il Codice di procedura penale, la possibilità per le cariche dello Stato di rendere dichiarazioni nelle sedi istituzionali si riferisce «ai testi e non agli imputati». Anche in base a queste dichiarazioni spontanee Ghedini e Pecorella formuleranno le ulteriori richieste di prova. Forse chiederanno, come hanno già fatto una prima volta (ma i giudici hanno respinto l'istanza), di risentire il presidente della Commissione Europea, Romano Prodi, negli anni '85-'86 presidente dell'Iri, che nel processo Sme ha già deposto nel dicembre di due anni fa. «Nulla è impossibile - ha detto Ghedini - ma ci sono molti ex dirigenti dell'Iri e altri esponenti politici, in quegli anni con incarichi di rilievo, dei quali avevamo già chiesto la deposizione, che ci è stata negata». Anche Berlusconi aveva già deposto, ma come testimone, riguardo il «caso Sme»: avvenne il 30 ottobre delll'85 ma in un'inchiesta aperta dal pm di Roma, Luciano Infelisi (lo stesso che si occupò del rapimento Moro) che aveva avviato delle indagini sullo svolgimento degli atti preliminari della mancata cessione della Sme a De Benedetti. Su quanto avverrà oggi non ha dubbi il ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, secondo il quale il presidente del Consiglio «potrà facilmente dimostrare che l'allora presidente dell'Iri, Romano Prodi, stava svendendo la Sme, che era un gruppo alimentare pubblico a un prezzo molto più basso di quello che si realizzò». Anche per Gasparri Berlusconi avrebbe meritato una medaglia perchè intervenendo in quella vicenda «da imprenditore», in quanto non era ancora in politica, «fece sì che quella vendita non avvenisse».

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