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«Non cambia il Tricolore, la sinistra difenda più seriamente l'Italia»

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Nell'ottobre scorso Palazzo Chigi ha reso note tramite i prefetti a tutte le strutture pubbliche, compresi i sindaci di tutti i Comuni italiani, le specifiche della codifica scientifica sui colori del Tricolore affidata al Poligrafico dello Stato, codifica mai prima effettuata. Però, appena, dopo Pasqua, la «nuova» bandiera è apparsa in Parlamento, si sono immediatamente levate le proteste della sinistra, improvvisamente interessata alle sorti del Tricolore, con accuse a Berlusconi di aver cambiato il vessillo nazionale. Ieri la replica di Bonaiuti. «La sinistra si aggrappa anche alla bandiera italiana pur di attaccare a testa bassa il governo Berlusconi. Nessuno, tantomeno il presidente del Consiglio ha cambiato i colori della bandiera nazionale», scrive un una nota il portavoce del presidente del Consiglio. «Molto più semplicemente, l'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato ha avviato nel 2002 — si legge nel comunicato - un procedimento per la codifica tecnica dei colori della bandiera italiana. La procedura è stata avviata da un gruppo di lavoro composto dai rappresentanti di tutti gli organi costituzionali: presidenza della Repubblica, Senato, Camera dei Deputati, Corte Costituzionale e tutte le amministrazioni interessate». «Fino ad oggi infatti - osserva Bonaiuti - è mancato un riferimento univoco e preciso per quanti (cittadini, istituzioni, stati stranieri, organismi internazionali) volessero confezionare un tricolore. A ciò si è aggiunta l'intenzione dell'Unione europea di definire esattamente i colori delle bandiere dei paesi membri». «Tutto qui, niente di più - chiarisce il portavoce -. Il resto sono soltanto polemiche ingiustificate e ingiustificabili da parte di una sinistra che farebbe meglio ad occuparsi in maniera più seria e costruttiva degli interessi nazionali». Ugo Intini, capogruppo dello Sdi alla Camera, che ha sollevato il problema, ha replicato che, lungi da lui l'intenzione di litigare sulla bandiera nazionale, se c'è stato un errore questo va corretto, ma che se c'è stata un'intenzione politica «sappia il governo che mai accetteremo una prepotenza dal valore simbolico evidente e grave» e che «mai, comunque, lasceremo che la bandiera nazionale sia cambiata per capriccio o arroganza, superficialità o sottovalutazione».

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