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Milano, le aste delle bandiere per picchiare l'operatore Rai

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Se l'è vista distruggere sotto gli occhi, non da una bomba o da un fenomeno naturale, ma dalla rabbia di un gruppo di provocatori che ieri a Milano partecipava alla manifestazione per la pace e ne ha approfittato. «Una scena tribale: me l'hanno distrutta, calpestata, quasi fosse un rito - ha raccontato ieri l'operatore e giornalista, preso a bastonate con le aste delle bandiere pacifiste perché mollasse il suo strumento di lavoro -. Ho visto tanta di quella rabbia in quel gesto che mi ha messo quasi tristezza». «Avevo raccontato anche tante cose belle con lei - ha aggiunto ancora Padovani, che è stato giudicato guaribile in 7 giorni, ricordando la sua telecamera quasi fosse una persona cara perduta -. La più commovente tempo fa a Grozny, quando avevo ripreso una neonata salvata in extremis da un'ostetrica con la respirazione bocca a bocca». Il cineoperatore Rai ieri stava riprendendo la manifestazione per la pace, organizzata da Centri Sociali, Disobbedienti, Collettivi Studenteschi. La cosa non è piaciuta a qualcuno. Bilancio: il cineoperatore aggredito, altri giornalisti minacciati e costretti ad allontanarsi, vetrine spaccate. «Ma il 99,9% di chi ha partecipato alla manifestazione era composto da persone che volevano solo manifestare per la pace - osserva il questore -. I provocatori, che sono sicuro non appartengono alla cultura milanese ma venivano da fuori, sono stati isolati». Mentre partono le indagini, si tira il bilancio dei danni: ancora non si sa esattamente quante vetrine siano state infrante e se ci siano stati anche episodi di furto. «La condanna di quanto accaduto è unanime da parte nostra - dice ora Luca Corradini, dei Disobbedienti, anche a nome di altri Centri Sociali e dei Collettivi Studenteschi -. Abbiamo fatto il possibile per allontanare quei soggetti, avevamo formato i nostri cordoni, alcuni di noi sono anche stati aggrediti, ma l'impresa - afferma - era davvero difficile. Noi siamo sempre stati a volto scoperto e a mani nude, loro erano incappucciati, ma siamo sicuri che venivano da altre città, abbiamo sentito parlare - dichiara - con cadenze toscane e anche piemontesi».

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