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di FOSCA BINCHER NON fu scelta presa senza lacerazioni interne.

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Andare in guerra per abbattere il dittatore è stato lo slogan del centro sinistra. Pronto perfino a sacrificare organizzazioni internazionali prestigiose. Addirittura l'Onu. «L'assenza di una politica di sicurezza comune e di una capacità militare europea, insieme alla fragilità dell'Onu, sottoposta al sistema dei veti paralizzanti, hanno a lungo sancito l'impotenza della comunità internazionale ed hanno lasciato la regione in preda alla violenza». Queste parole non sono uscite nelle ultime ore dalla bocca di George W. Bush. Risalgono al 26 marzo 1999 e appartengono all'allora segretario dei Democratici di sinistra, Walter Veltroni. Erano il cuore del suo intervento alla Camera dei deputati per fare votare la mozione che avrebbe impegnato nella guerra del Kossovo il governo italiano presieduto da Massimo D'Alema. Una tesi, sparare per abbattere il dittatore, che potrebbe benissimo essere riportata ai gionri nostri. Oggi come allora c'è un dittatore sanguinario (Saddam Hussein invece di Slobodan Milosevic), ci sono minoranze etniche e religiose massacrate (curdi e sciiti come allora albanesi e mussulmani), manca un sì dell'Onu e soprattutto si è levata forte e ostile la voce di Giovanni Paolo II°. Quello stesso 26 marzo D'Alema nel suo intervento alla Camera spiegò il travaglio del centro-sinistra in guerra. «Siamo divisi», disse, «tra chi pensa che la forza sia un mezzo estremo ma legittimo nella politica e chi, invece, esclude per ragioni di principio, etiche, politiche o religiose il ricorso alla forza con un atteggiamento che rispetto profondamente e nei confronti del quale mi pongo in una posizione di ascolto e di riflessione». Divisi sì, ma con chiari gli obiettivi. Perchè, continuò D'Alema, «Il mio giudizio è che l'intervento militare si è reso necessario e inevitabile come pressione estrema verso il regime di Belgrado affinché cessi la persecuzione delle popolazioni civili albanesi e scelga la via del negoziato e della pace». Il premier del centrosinistra, che proprio ieri sarcasticamente sembrava non rammentare, aggiunse tutto compassato: «gli eventi di questi giorni impongono in primo luogo ai governi ma anche a ciascuno di noi un'assunzione di responsabilità. L'uso della forza per disarmare un aggressore è legittimo quando non esistano nell'immediato altre vie di difesa e di reazione».

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