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Polemica per la provocazione di Bossi

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Il Senatur adombra la «mano dei mafiosi di sinistra per fare di Mieli un martire»

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Un rapporto degli agenti della Digos di Milano che ipotizza il reato di diffamazione aggravata e la violazione delle leggi contro la discriminazione razziale (in particolare la legge Mancino) è stato trasmesso ieri al pm di turno, Stefano Dambruoso, in relazione alle scritte antisemite, in particolare contro il presidente designato della Rai Paolo Mieli, tracciate l'altra notte sui muri della sede Rai di Milano di corso Sempione. Il fascicolo, aperto dalla Procura di Milano, per ora è contro ignoti. Ancora non si sa se delle indagini si occuperà lo stesso Dambruoso che è impegnato, in particolare in inchieste sul terrorismo, oppure se il fascicolo sarà assegnato ad altri suoi colleghi. Contro il clima d'odio si è espresso il vicesegretario dell'Udc Sergio D'Antoni, esprimendo solidarietà personale e del partito a Paolo Mieli. «Ci sono menti malate - ha detto D'Antoni riferendosi alle scritte antisemite contro il presidente designato della Rai - che intendono riportare il nostro paese ad un clima di odio e di muro contro muro, che vogliono boicottare la concertazione politica e sociale necessaria per affrontare i problemi di governabilità e le questioni vere del paese, a cominciare dal tema dell'occupazione e del Mezzogiorno». Sul caso si scatena poi una polemica con il ministro Umberto Bossi, che ieri aveva condannato le scritte antisemite contro Mieli e respinto al mittente le accuse di chi adombra la regia occulta della Lega. «Anzi - afferma - io la penso al contrario e dico che questa mi pare una montatura, una storia sporca e di colore rosso. Ci vedo - aggiunge - la mano dei mafiosi di sinistra. Con queste scritte si vuol fare di Mieli un martire, anche se come martire uno come lui mi sembra improbabile: qui mi sembra che la sinistra voglia rafforzare la sua posizione quando ancora non si è insediato e già va dicendo che tipo di Rai vuol presiedere». Il presidente della Commissione Ue Romano Prodi ha scritto una lettera a Mieli: «Ho visto con orrore le immagini delle espressioni antisemite scritte sui muri della sede Rai di Milano in risposta alla sua nomina alla presidenza dell'azienda - scrive Prodi - Conoscendola, so che questo vile attacco non potrà in alcun modo intimidirla e varrà, se mai, a ulteriormente rafforzarla nel suo alto impegno a garanzia per l'informazione televisiva in Italia». Anche il Partito Marxista-Leninista italiano «solidarizza con Paolo Mieli e condanna duramente le provocatorie e intolleranti scritte antisemite contro di lui», mentre il sindaco di Milano Gabriele Albertini pensa che «non bisogna amplificare un simile gesto». «Le reazioni alla nomina di Mieli e del nuovo Cda Rai rivelano tutte le miserie delle ignominie della politica italiana», sostiene Emanuele Macaluso, «Cofferati usa la più trita demagogia per dire ai dirigenti dell'Ulivo di non pensare alla lottizzazione della Rai (quale?) ma alla guerra; Santoro, sfidando il ridicolo, si autodefinisce il Matteotti dei nostri tempi; i fan del Cavaliere considerano il possibile ritorno alla Rai di Biagi e Santoro una rivoluzione anticattolica e bolscevica».

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