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Che tempo che fa, psicodramma a sinistra per Gedi: la surreale lettera di Littizzetto a John Elkann

Foto: X Che tempo che fa

Valerio Castro
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Psicodramma a sinistra. L'avviata vendita del gruppo Gedi - leggasi i quotidiani Repubblica e la Stampa, le radio Deejay e M2o, svariati periodici - da parte degli Agnelli-Elkann all'armattore greco Theodoris Kyriakou, attivo nei media con il gruppo Antenna, scatena le più indignate reazioni anche da parte di chi proprio non te lo aspetti. Ne è un lampante esempio la "letterina" che Luciana Littizzetto ha propinato ieri, domenica 14 dicembre, ai telespettatori di Che tempo che fa, sul Nove. Con un Fabio Fazio in visibilio: "Brava, bravissima!". 

Cosa ha detto la comica piemontese? "Pare che vendano il gruppo Gedi, dove c'è la Stampa, Repubblica, Radio DJ, Radio Capital, M2o.., Tutto quello che faccio io. Allora, ho preparato una letterina. Caro John Elkann, in finanza detto lupo fratello di Lapo, dell'Italia Stellantis cometa, stalliere di cavallino Ferrari. Nato il primo di aprile, ma il pesce lo sta rifilando a noi... Erede dell'Avvocato che fino a un certo punto ha fatto di Torino un diamante nel mondo. Solo che diamante è per sempre, ma a quanto pare noi di Torino invece no. Chi ti scrive, caro John, è una tua dipendente di Radio DJ a partita IVA. Pagamenti sempre puntuali, su questo niente da dire. Ti scrivo anche in quanto ex proprietaria di macchine Fiat, e quindi almeno mezzo battiscopa di una delle tue ville è stato finanziato dalla mia famiglia..". Insomma una questione quasi personale...

 

Littizzetto si dice "preoccupata di quello che sta succedendo a due grandi giornali e un po' di radio che tu vuoi vendere come è nel tuo diritto. Così come è nel nostro sentirci preoccupati, perché i giornali, quelli seri, sono da sempre il cane da guardia del potere. Sono la libera informazione, sono il pensiero critico, indipendente. E abbiamo paura che invece diventino altro nelle mani di chi possiede ormai grandi pezzi di mondo. Per questo i giornalisti sono in assemblea permanente, e per questo si sono trasformati in guerrieri Jedi, con le penne laser al posto delle spade", afferma, "perché, caro Elkann, non è che stai vendendo un chiosco di piadine, stai vendendo un pezzo importante della storia culturale italiana". 

Alla base dell'intemerata c'è l'acquirente potenziale del gruppo ma anche incredibilmente, il governo di Giorgia Meloni come se l'esecutivo abbia un ruolo in questa vicenda tutta interna all'editoria progressista, "Ora il governo sta mediando. Adesso sì, siamo tranquilli. Perché se ci pensa il governo...Mi aspetto di passare domani alla sede della Stampa e trovarci un negozietto cinese che fa gli orli. C'è un compratore, è vero, si chiama Teodoro Kyriakou, è un armatore greco, amico di Trump, e ha come socio d'affari Bin Salman, il principe ereditario dell'Arabia Saudita che nella vita ha tre passioni, il petrolio, Renzi e comprare tutto ciò che passa per l'Europa. Cosa pensi che gliene freghe a Bin Salman di Torino? Non credo venga per la sindone". 

La comica argomenta che Elkann sta "svendendo" il gruppo - "lo daresti via per due lire, 120 milioni di dollari, niente" -  la stampa italiana non è un soprammobile da ricchi, è una voce, una storia, una responsabilità".

Poi l'affondo finale in stile Braveheart dell'informazione dalla schiena dritta, senza bavaglio, che francamente lascia attoniti: "Di una cosa solo sono certa, John, che noi tutti, conduttori, artisti, giornalisti, se domani ci sveglieremo e scopriremo di lavorare per un fondo greco, arabo o marziano, continueremo a fare quello che abbiamo sempre fatto, a raccontare il mondo come lo vediamo, senza farci influenzare. Potete comprarci, venderci", "potete prendere Augias e fargli ballare il sirtaki insieme a Giannini mentre la De Gregorio taglia la feta, obbligare Linus a cambiare il nome del programma in Deejay chiama Grecia, ma quello che non potete comprare è la testa di chi scrive, la lingua e il cuore di chi fa la radio, è la schiena dritta di chi fa giornalismo e di chi come me sale su un palco per dire quello che vede e non quello che conviene. Perché un giornale può essere venduto, ma la stampa, quella vera, non è in vendita, il giornalismo non è un asset, la satira non è un orpello, la radio non è un gioco da tavolo del potere, non ci sono solo i soldi nel mondo, ricordatelo John, e ricordatevi una cosa signori investitori, possiamo lavorare per voi ma non saremo mai vostri", si conclude l'intemerata littizzettiana abbastanza inedita - non si ricordano analoghi, accorati discorsi per altri media, in un settore che di crisi ne vede tante... -  che ha un'ultima chiosa personale: "Con affetto e un filo d'ansia per me e per tutti i miei colleghi". Davanti a un Fazio sull'orlo della commozione. Insomma, la vendita all'armatore greco manda un certo mondo alla deriva... 

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