Riforma della giustizia, Palamara: "Il sorteggio per il Csm? Demolisce le correnti"
L’atteggiamento della sinistra sul referendum per la separazione delle carriere, l’anomalia delle correnti eil dibattito che si sta snodando. Il Tempo ne parla con Luca Palamara, ex magistrato e Presidente Anm che meglio di molti altri può guidare il lettore lungo quel vulnus della giustizia italiana che ha nel contempo incarnato e denunciato.
Da quale prospettiva osserva il dibattito sul referendum per la separazione delle carriere?
«Dalla prospettiva di chi ritiene che il testo costituzionale non debba essere analizzato dal punto di vista della contrapposizione politica, ma dal punto di vista tecnico giuridico, la posizione della magistratura nell’arco costituzionale».
C’è una certa rincorsa al catastrofismo. La sinistra dice che il governo vuole “pieni poteri”. È un argomento solido?
«La rincorsa al catastrofismo è figlia del fatto che si vuole impedire a un governo di centro destra di poter attuare una riforma della giustizia forse dimenticando che già nel 1997 una commissione bicamerale si proponeva di introdurre le modifiche di cui parliamo oggi».
Giovanni Falcone era favorevole alla separazione delle carriere, ma c’è chi l’ha annoverato tra i critici. Per Paolo Borsellino, che non si espresse sul punto, è stata addirittura tirata fuori una dichiarazione mai pronunciata. Perché arrivare a tanto?
«Questo esercizio di tirare dentro persone che hanno rappresentato la storia della magistratura e che sono esempi da emulare ogni giorno è un’operazione che non condivido. Peraltro, non dimentichiamo mai che fu la stessa Associazione Nazionale Magistrati in occasione della istituzione della procura nazionale antimafia a organizzare uno sciopero che nei fatti era contro Giovanni Falcone».
Lei ha vissuto e sollevato il tema correntismo. Qual è la posta in gioco con il referendum?
«Il tema della separazione delle carriere attiene alla attuazione dei principi del giusto processo. Ma la vera posta in palio è rappresentata dal sorteggio che quando ero presidente della Anm fortemente avversavo perché avrebbe demolito il sistema correntizio ancora oggi imperante all’interno della magistratura. Il sorteggio oggi non è la panacea di tutti i mali, ma darebbe senz’altro la possibilità di introdurre all’interno della magistratura una nuova classe dirigente svincolata dalle logiche di appartenenza. Questo non inciderebbe minimamente sull’autonomia e l’indipendenza della magistratura, ma anzi renderebbe i magistrati ancora più liberi».
Secondo lei è cambiata la percezione che il cittadino ha del magistrato?
«Non penso sia corretto fare di tutta l’erba un fascio. Non dimentichiamo mai che la macchina della giustizia va avanti tra mille difficoltà anche per l’impegno e il lavoro dei magistrati. Qui parliamo invece di una situazione diversae cioè del fatto che l’eccessiva esposizione e politicizzazione di una parte della magistratura rischia di dare l’idea che tutto funzioni in quel modo».
Quanto ha influito in tutto questo il suo caso e il contenuto dei libri che ha scritto?
«Il mio è stato un racconto per squarciare un velo di ipocrisia sul funzionamento del meccanismo correntizio all’interno della magistratura, nonché una riflessione sui rapporti tra politica e magistratura e sul ruolo di opposizione politica che durante la mia esperienza ha svolto l’Associazione Nazionale Magistrati. Il ruolo e le cariche da me ricoperte mi imponevano un dovere di chiarire ancora di più perché da quella vicenda è uscita una magistratura ancora di più spostata a sinistra. Ovvio che tutti i cittadini interessati al tema giustizia vogliano comprendere le dinamiche interne».
Dalle prime battute della campagna referendaria come ritiene il posizionamento dell’Anm?
«Il posizionamento della Anm è tipico di queste situazioni perché all’interno della magistratura associata prevale la posizione di chi ritiene che in alcun modo possono essere messi in discussione i principi costituzionali e per questo motivo si grida alla compressione della autonomia e indipendenza.Il rischio è però che appiattendosi sulle posizioni di chi è pregiudizialmente contrario per ragioni politiche all’attuale maggioranza di governo, la stessa magistratura associata finisca per essere risucchiata in una logica di contrapposizione politica».
Lei farà campagna?
«Io continuerò ad esprimere le mie idee e le mie opinioni liberamente, perché vivendo in uno stato democratico, penso che questo diritto debba essere riconosciuto a tutti nessuno escluso. E soprattutto, penso che il rispetto debba essere reciproco».
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