Leoncavallo sgomberato, Feltri senza filtri: "Mossa politica? Ma non diciamo str..."
“Ci sarebbe da vergognarsi per aver dovuto attendere tanto”: Vittorio Feltri commenta al vetriolo la chiusura del Leoncavallo. Il direttore de Il Giornale in una lunga intervista a Il Corriere della Sera ha detto la sua sullo sgombero del centro sociale milanese. Il giornalista non è affatto soddisfatto: “Mah, andava fatto vent’anni fa, siamo in ritardo. Ci sarebbe da vergognarsi per aver dovuto attendere tanto”. Feltri conosce bene il Leoncavallo e nel 1989, proprio sulle pagine del quotidiano di via Solferino, si era occupato del centro sociale e, come sottolinea, ha “sempre pensato male di quel covo di sfaccendati”.
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Il direttore respinge però che a farne le spese dallo sgombero sia stata la socialità e la cultura milanese: “Cosa c’entra la cultura con l’abusivismo e l’occupazione di una proprietà privata? Quelli sono straccioni, anche intellettualmente. Non perdiamoci in chiacchiere inutili”. Severo come sempre, Feltri respinge anche che lo sgombero sia una scelta politica del governo Meloni: “Ma non diciamo str...te. Quell’occupazione abusiva durava da trent’anni. Nessuno pensa alla tutela della proprietà privata? Il governo ha fatto bene a intervenire. Anzi, lo doveva fare ben prima”.
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Su CasaPound è altrettanto inflessibile e da un consiglio al Primo Ministro: “A me quelli di CasaPound stanno sulle scatole quanto gli autonomi del Leoncavallo. Ho molta simpatia per Giorgia Meloni ma se non interviene anche lì per me commette un errore”. È un Feltri a tutto campo e ne ha per tutti: Beppe Sala che si è lamentato di non essere stato informato? “Lui pensa solo alle piste ciclabili. Non ha combinato nulla per Milano e non mi stupisce che non lo considerino”. I campi nomadi? “Bisogna intervenire anche lì. Milano è piena di accampamenti abusivi. Bisogna ristabilire le regole”.
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E infine il caso dei quattro ragazzi di origine rom che hanno travolto e ucciso una pensionata: “Mi viene da piangere e provo un dolore forte, perché sono anche loro delle vittime. Bisognerebbe intervenire e servirebbe un sindaco – sottolinea prima di lanciare l’ennesima accusa contro Beppe Sala – Ma quello a Milano oggi non c’è”.
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