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Che tempo che fa, scivolone di Luciana Littizzetto: il monologo sul 25 aprile

Gabriele Imperiale
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Luciana Littizzetto sull’onda lunga del caso Scurati attacca il governo, ma le parole di Giorgia Meloni e Ignazio La Russa sul 25 aprile sembrano contraddirla. Puntata di Che tempo che fa del 28 aprile: Littizzetto subito dopo le ospitate di Francesca Fagnani e Antonio Scurati fa il suo solito monologo della domenica. Il tema è quanto mai scontato: il 25 aprile. E proprio all’anniversario della liberazione la comica indirizza una lettera. “Caro Partigiano Johnny, Cara partigiana Giovanna. Militi tutt’altro che ignoti perché i vostri nomi li abbiamo stampati nel cuore. Voi che con la lotta e il coraggio ci avete regalato la libertà, la costituzione, il parlamento, i diritti dei lavoratori – esordisce Littizzetto – Mentre noi, grattandoci la pancia, vi abbiamo dato in cambio politici che non sanno nemmeno dirsi 'anti fascisti'”. 

 

La bordata all’esecutivo è solo all’inizio: “Giurano su una costituzione antifascista, davanti a un presidente antifascista, ma non sanno dirsi antifascisti. Usano tutte le parole possibili, ma quella lì proprio non gli viene. Che non capisco se devono andare da un logopedista o rimettersi a studiare la storia".  E continua durissima: “Care sorelle e fratelli coraggiosi. Sono qui per chiedervi scusa. Non è questo il paese che sognavate da giovani. Governato da gente che preferirebbe che sul calendario, al posto del 25 aprile, ci fosse un 24 aprile bis. E che ci spiega che anche i dittatori han fatto cose buone e che di saluto romano c’è quello buono e quello cattivo. Come il colesterolo”.

 

Comica piemontese che poi conclude la sua missiva: “E ricordare sia a noi che a loro che la Democrazia non è mai scontata, che non è vero che non corre più rischi, che la Repubblica vive, respira, cresce e cambia ma può anche morire. Ed è per questo che dobbiamo essere sempre presenti e partecipi. E andare a votare”. Il monologo della comica del programma in onda sul Nove però ha scatenato le polemiche, sui social e non solo. Innanzitutto perché mancano i riferimenti alla piazza spaccata del 25 aprile con alcune frange estreme pro-Gaza protagoniste sia a Roma che a Milano di attimi di tensione come quelli contro la Brigata Ebraica o contro Giorgia Meloni stessa – una sua foto è stata bruciata durante la manifestazione. E poi perché i meglio informati hanno ricordato le parole del presidente del Consiglio e del presidente del Senato, nettamente schierati contro ogni dittatura. Meloni ha più volte condannato tutti i totalitarismi e nel suo post su Instagram del 25 aprile, definito “il giorno in cui l’Italia celebra la Liberazione, che con la fine del fascismo pose le basi per il ritorno della democrazia”. E poi quelle di Ignazio La Russa che a Pescara ha dichiarato: “Se intendiamo il no alla dittatura e alle nostalgie di un certo tipo, sì sono antifascista. Poi c’è l’antifascismo degli anni 70 che è altra cosa". Littizzetto: il monologo è stato un autogol?

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