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Carbonara a 28 euro ed "è poco", il cuoco influencer infiamma i social

Gabriele Imperiale
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Ventotto per una carbonara e 60 a testa in media per una cena, bevande incluse. Lo chef Max Mariola e i prezzi del suo ristorante appena aperto a Milano scatenano le polemiche e online c’è chi lo critica apertamente. 9 milioni di follower tra TikTok, Instagram, Facebook; una vita passata dietro i fornelli con il sogno – un giorno – di aprire una propria attività e ora che Mariola ha coronato la sua più grande aspirazione, fa discutere. Origini romane, conosciuto sul web per il suo “Sound of Love” (il suono della pasta quando viene mantecata), per una vita è stato anche conduttore televisivo con una carriera lunga 22 anni su un noto canale televisivo del food. Anni di gavetta che ne hanno fatto uno chef di primissima qualità, esploso online dove è apprezzato per i suoi video tutorial. 

Simpatia dei fan però notevolmente in calo dopo l’apertura del suo ristorante in zona Brera a Milano. Le critiche non arrivano tanto per la qualità del servizio, piuttosto per il conto decisamenente salato che si vedono recapitare alla fine della cena. Contestazioni che sul principale sito di recensioni – Trip Advisor – si convertono in punteggi al ristorante, lontanissimo al momento da quell’ “eccellente” che ogni ristoratore sogna di ottenere dai clienti. Commenti negativi a cui ha risposto anche il diretto interessato in un’intervista a Il Corriere della Sera. Max Mariola ha detto la sua senza peli sulla lingua, lasciando i suoi detrattori a bocca aperta: “La mia carbonara costa 28 euro, ma è fatta al tavolo: non è solo un piatto, è uno show. La spesa media è di 60 euro a testa, bevande incluse. In zona è un prezzo basso: bisogna pensare a quanto costano qui un cameriere, l’affitto”. 

Il suo ristorante, chiarisce lo chef, è un’esperienza in tutto e per tutto: “serviamo il carciofo alla giudia in un contesto in cui c’è la musica, non in una trattoria con la tovaglia a quadrucci”. Per lo chef poi i prezzi scelti nel suo ristorante sarebbero persino troppo bassi e l’intero settore dovrebbe puntare ad alzare ulteriormente la posta. “Non si deve comprare per forza il salmone, va bene lo sgombro. E non bisogna comprare gli asparagi a dicembre, ma il broccolo – spiega Mariola – A Natale trovi le ciliegie del Cile: costano chissà quanto e non sono sostenibili! A chi le compra, e magari ha pure la borsa della spesa ecologica, vorrei dare le botte sulle mani”.

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