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Nicola Porro: "Non abbiamo il diritto", sfuriata clamorosa da Zuncheddu a Salis

Luca De Lellis
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Le spesso insopportabili condizioni carcerarie in Italia sono da decenni un tema sul quale talvolta si dibatte, ma quasi mai si trova una soluzione adeguata. E il caso dell’ex ergastolano sardo Beniamino Zuncheddu, a opinione del conduttore di Quarta Repubblica Nicola Porro, ci ricorda come noi “non abbiamo alcun diritto di parlare delle carceri ungheresi”, se poi la situazione nel nostro Paese può essere in certi casi addirittura peggiore. Il riferimento è chiaramente alla vicenda di Ilaria Salis, l’attivista italiana in stato di detenzione preventiva da 13 mesi a Budapest con l’accusa di aver partecipato all'aggressione nei confronti di due neonazisti durante la manifestazione "La Giornata dell'Onore". Porro, ponendo sul piatto un paragone di attualità, esprime una critica feroce nei confronti del sistema giudiziario italiano. 

 

Anzitutto bisogna fare chiarezza sul caso Zuncheddu. L’uomo, che si era sempre proclamato innocente durante i vari procedimenti a suo carico, è stato rinchiuso per 32 anni in carcere con l’accusa di essere l'autore della strage di Sinnai dell'8 gennaio del 1991, nella quale furono uccisi tre pastori. Ergo, un triplice omicidio valevole di una condanna all’ergastolo. Tuttavia, lo scorso gennaio durante il processo di revisione è stato assolto e rimesso in libertà per non aver commesso il fatto, con l’aggiunta di un risarcimento danni di 30mila euro da parte dello Stato. Un conguaglio davvero troppo tenero se commisurato agli oltre 30 anni di pena ingiustamente scontata, che ha spinto l’ex allevatore e il suo legale Mauro Trogu a fare richiesta di un secondo risarcimento danni per l’ingiusta detenzione. 

 

Infatti, il primo risarcimento stabilito dal Tribunale di sorveglianza di Cagliari, quello da 30mila euro, è dovuto alle condizioni indecenti e inumane di detenzioni alle quali è stato costretto Zuncheddu: “10 anni in celle con circa due metri quadri a disposizione, con il bagno non separato da porte e senza acqua calda, con compagni di cella che dormivano a terra”, come ha riferito l’avvocato del 59enne. Porro, a conclusione del suo ragionamento, si è definito imbufalito rispetto a un riconoscimento del genere: “Passiamo, anche se non si dovrebbe, che è stato un errore giudiziario di tutte e tre le corti. Ma che Stato è quello che risarcisce con soli 30mila euro un uomo che si è fatto 32 anni di carcere da innocente in una cella stretta”. Il tutto “dopo aver scoperto di aver fatto una min***ata, quindi a freddo”. La speranza è che non valga davvero così poco la vita di un essere umano.

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