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Vittorio Feltri demolisce Calenda e la sua continua indecisione: “Così è inesistente”

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“L’indecisione del mai decisivo Carlo Calenda”. È questo il titolo dell’editoriale a firma Vittorio Feltri apparso sull’edizione del 17 marzo de Il Giornale. Il direttore editoriale del quotidiano si focalizza sulle questioni interne all’opposizioni dopo le ore di caos in Basilicata: “Una cosa giusta alla fine Nicola Fratoianni, capo della estrema sinistra e alleato di Elly Schlein, l’ha detta. Riferendosi all’ondeggiamento continuo di Calenda, gli ha chiesto di decidersi. ‘O di qui o di là’. O sta con la sinistra o con la destra. O magari solitario al centro. Ma che si sbrighi e alla fine scelga il fronte da cui sparare le sue innocue pirlate”, esordisce il direttore editoriale del quotidiano.

 

 

“Non me ne vogliano gli amici lucani, ma - dice ancora Feltri - ritengo che del loro futuro e di chili governerà non si preoccupi nessuno, neppure i sassi di Matera, che lì stanno da secoli, immobili. Invece, misteriosamente, a calamitare anche stavolta l’attenzione è quel minuscolo masso erratico, quel sassolino caduto una quindicina d’anni fa dalla tasca di Pollicino, alias il mio amico Luca Cordero di Montezemolo, e da allora sospinto dai venti mutevoli del suo spiritoso cervello. Ogni volta Carlo riesce a far credere anzitutto a sé stesso che i propri spostamenti sulla scacchiera di casa sua rovescino gli equilibri del mondo. Ha un linguaggio divertente, è propenso a frasi celebri in cui annuncia scelte inamovibili. Poi si sposta subito. Per fermarci all’ultimo mese. Prima rifiuta sdegnoso di aderire al campo largo dei progressisti (vedi Sardegna), e si allea al centro con Renzi, facendo fiasco; l’indomani (è il caso dell’Abruzzo) entra nel campo larghissimo, nella parte del tubero che fa scappare a destra il 40 per cento dei suoi elettori, come scrive Pagnoncelli. In entrambi i casi non è stato decisivo, non è riuscito a far perdere la sinistra a Cagliari, né a farla vincere all’Aquila. A Potenza è proteso, ci scommetterei, a proporre una posizione con fantasiosi contorcimenti, degna di un kamasutra della politica. Ma non c’è nulla di attraente per i cittadini comuni, in questi spostamenti progressivi del suo piacere”.

 

 

“Carlo - la chiosa finale del giornalista - è la Calenda Greca, inesistente per gli italiani che non siano della crème. Qualcuno glielo dica, la sua cambiale è andata in protesto. Si decida. Scelga. O di qui o di là. Non che sia determinante, ma almeno farebbe riposare la sua anima tremula. E comincerebbe ad esistere”.

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