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Chiara Ferragni, quanti follower ha perso. Lo scotto da pagare per l'influencer moralizzatrice

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Domenico Giordano
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Chiara Ferragni è oggi un influencer sotto assedio, impegnata a bloccare da un lato un’emorragia di follower, ma quella è poca cosa nonostante dal suo account ne siano fuggiti in pochi giorni oltre 115 mila, e dall’altro il pericoloso sfarinamento della reputazione e della credibilità che rischia seriamente di far crollare il castello dorato dei Ferragnez. Per definizione l’influencer è chi ha acquistato, in un tempo relativamente breve, sulle piattaforme social la capacità, molto spesso senza far nulla di particolare, di traslocare a piacimento l’attenzione digitale verso qualcosa o qualcuno. È il professionista che riesce a generare nei follower un atteggiamento o una risposta positiva o negativa, a seconda delle circostanze e dei prodotti, ma soprattutto riesce a dare a questa sue capacità digitali un valore monetario.

Questa è stata, prima della bufera scoppiata con la multa inflittale dall’Antitrust per la vicenda del pandoro griffato e della «finta» beneficienza, l’occupazione principale e la corposa fonte di reddito di Chiara Ferragni.

 

La moral suasion che l’influencer esercita sui followere la sua forza di polarizzare a comando un’audience, sono diventati progressivamente un potere ambito e ricercato, dalle aziende in primis, ma non ultimo anche dai leader politici che in questi anni hanno più volte provato a imbarcarli per accattivarsi le simpatie dei loro follower. In questo campo Chiara Ferragni è indiscutibilmente una delle più brave e ricercate con il suo esercito di 29,6 milioni di follower e la sua reputazione è stata ampiamente sfruttata da decine di aziende che avevano bisogno di piazzare nuovi prodotti odi rinfrescarsi l’immagine. Per fare due conti e comprendere il valore di questa attività, il settoresolo in Italia nell’ultimo anno vale qualcosa come 400 milioni di euro e nel resto del mondo è stimato in circa un miliardo di euro, tanto che Forbes l’ha già ribattezzato influence economy. Il corto circuito che ha messo in profonda crisi il potere dell’influencer Chiara Ferragni è stato causato per lo più dalla vocazione, comune per la verità a molti professionisti della rete, di moralizzare il proprio stile di vita, cioè di presentarlo nella narrazione social quotidiana uguale a quello dei propri follower, ma al tempo stesso diverso perché autentico, libero da ipocrisie, lontano dai privilegi e dai benefici non meritati, un modello di vita che nonostante la veloce ricchezza ottenuta non si è lasciato corrompere, insomma per farla breve l’influencer può vantarsi di non avere tutti quei difetti che una certa vulgata assai diffusa eseguita attribuisce alla politica.

Quante volte negli ultimi anni Chiara Ferragni e prima ancora suo marito Fedez, hanno pubblicamente utilizzato il bastone per fustigare le scelte scellerate della politica e di alcun leader in modo particolare. Con un atteggiamento molto spesso moralizzante, liberatorio e vendicativo, sempre in nome e per conto dei milioni di follower.

 

Il potere dell’influencer è tale perché ifollower gli riconoscono fideisticamente una posizione alla pari, è l’uno di noi che ce l’ha fatta, tanto che sono numerosissimi quelli che hanno avuto successo nati come follower. Basti citare, solo come esempio di un campionario molto vasto, il ventitreenne di Chivasso Khaby Lame che di follower su TikTok ne conta 161,7 milioni. La moralizzazione contro la Politica e contro ogni altra forma di Potere, televisivo, economico, sociale, necessaria a supportare la propria credibilità da spendere nelle contrattazioni commerciali, è stato l’errore più grossolano di Ferragni e che oggi le fa pagare un prezzo salatissimo. Per dirla mutuando una celebre battuta di Humphrey Bogart adattata ai tempi: «È la rete bellezza!» 

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