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Mario Sechi, stoccata a Santalucia: la prova che certe toghe sono contro il governo

Luca De Lellis
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Il tempo corre, ma siamo sempre lì: al cortocircuito tra governo e magistratura. Era così nell’era di Silvio Berlusconi, lo è anche ora con l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Le dichiarazioni roboanti del ministro della Difesa, Guido Crosetto, al Corriere della Sera hanno nuovamente scoperchiato il vaso di Pandora, dopo un periodo di apparente quiete. Nel dibattito è intervenuto anche Mario Sechi che, ospite nella trasmissione di La7 Otto e Mezzo, ha paragonato la magistratura a “una terza camera”, parallela a Camera dei deputati e Senato. Una deduzione, ha spiegato il direttore di Libero, che deriva dall’intromissione dei giudici “non solo in fase di interpretazione e applicazione della legge, ma addirittura nella sua fase di formazione”. Ergo, “quando la magistratura ha notizia di qualche riforma nella storia degli ultimi 30 anni”, sentenzia Sechi, si propone “come terza camera” interferendo con il lavoro degli altri poteri: legislativo ed esecutivo.

 

Ciò che legittimamente ci si domanda è: perché Crosetto ha rilasciato quell’intervista, nella quale ha sostenuto di essere al corrente di “riunioni di giudici che attaccheranno il governo Meloni”? Secondo il parere dell’ospite della conduttrice Lilli Gruber, espresso di fronte al presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Giuseppe Santalucia, il ministro avrebbe solo “detto qualcosa di già noto”. Cioè che “esistono correnti della magistratura associata che hanno un programma ideologico molto netto che è in aperto contrasto con il centrodestra che adesso è al governo”. Quindi non tutta, ma una parte, della magistratura “è politicizzata contro il governo”.

 

Ciò che adduce, e al contempo critica, Sechi è che “un magistrato ha il potere attraverso l’interpretazione della legge di smontare un programma di governo, cioè tutti i provvedimenti legislativi”. Come può farlo? “Porto un esempio, la questione della giudice Iolanda Apostolico che ha sollevato una reazione, con quei provvedimenti ha smontato una legge del governo”, in riferimento al decreto sui migranti dopo la vicenda di Cutro. “Ma non c’è solo lei - chiosa il direttore di Libero – sono tanti a comportarsi in tal modo”. 

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