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Salario minimo, il presidente di Conflavoro: “Proposta che crea seri problemi”

Giuseppe China
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Il tono pacato della sua voce inganna un po’ perché poi i concetti che esprime arrivano dritti al punto «Il salario minimo così come è stato proposto potrebbe creare davvero un serio problema. Noi - afferma il presidente Conflavoro piccole e medie imprese, Roberto Capobianco - chiediamo al governo di aiutare i lavoratori che hanno una retribuzione bassa». Per raggiungere l’obiettivo pochi giorni fa la stessa associazione di categoria ha fatto avere una propria proposta all’esecutivo.

Presidente Capobianco perché l’introduzione del salario minimo di nove euro lordi l’ora per i lavoratori sotto soglia, chiesta dalle opposizioni, non la convince?
«In questo specifico momento servono due cose: l’aumento delle retribuzioni e la lotta al dumping contrattuale. Per alzare gli stipendi di chi lavora dobbiamo valorizzare il sistema della contrattazione collettiva. Noi al governo abbiamo detto di essere disposti a garantire salari più alti, ma ciò deve essere fatto in maniera graduale e proporzionata. E soprattutto si devono valutare le peculiarità di ogni comparto. È impossibile, oltre che pericoloso, non differenziare l’agricoltura dal commercio o dai multiservizi. Se venisse approvata seguendo questo schema diventerebbe una misura sproporzionata che appesantirebbe le imprese».

 



Eppure il gap salariale che c’è tra gli stipendi medi italiani rispetto a quelli europei è innegabile?
«Ha ragione però quasi nessuno percepisce l’importo stabilito dal contratto collettivo di lavoro. Senza dimenticare, che con l’inflazione dell’ultimo anno, non si può credere di poter pagare certe cifre. Ripeto è pura utopia svegliarsi una mattina con l’idea di alzare dall’oggi al domani i salari dei lavoratori di nove euro l’ora. Perché non puoi pensare solamente agli stipendi più bassi, devi farlo anche su chi ha una busta paga più consistente».

La piccola e media impresa è sempre stata uno dei settori trainanti dell’economia del Paese. Come sta dopo la pandemia e con la guerra russo-ucraina ancora in corso?
«Stiamo attraversando un periodo pieno di difficoltà: il conflitto e il Covid-19 hanno creato grossi problemi. Però non dobbiamo dimenticare la complessità che abbiamo nel reperimento di materie prime e liquidità, necessaria se si vogliono fare investimenti per restare competitivi. E poi c’è il tema dei tassi d’interesse. Si immagini soltanto cosa è successo col decreto Liquidità (del 2020, ndr) con il quale molte Pmi hanno preso un finanziamento garantito dallo Stato: allora il tasso di interesse si aggirava intorno all’1%, adesso è sette, otto volte più alto».

 

 

Invece dell’abolizione del Reddito di cittadinanza cosa pensa?
«Faccio un passo indietro, quando è stato introdotto mi sono detto: "Fantastico, troveremo e aiuteremo le persone a entrare nel mondo del lavoro". Questo era l’obiettivo della riforma, purtroppo si è trasformato in altro. "Se non sono occupato lo Stato mi deve mantenere". Spero che il denaro pubblico risparmiato venga investito per creare nuova occupazione. Bisogna mettere le aziende nelle condizioni di assumere e formare. Da decenni sono un imprenditore nel settore della consulenza e la parte più importante dell’impresa è proprio la ricerca e la selezione del personale».

 

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