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Saviano insulta Gasparri: "Non pronunci il mio nome", botte da orbi sulla Rai

Christian Campigli
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Uno scontro che non accenna a placarsi. Anzi, più passano i giorni e più la polemica si autoalimenta. In un tourbillon di accuse, smentite e prese di posizione. L'ultimo atto della querelle Roberto Saviano si consuma su Twitter ed ha come protagonista il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, che si scaglia contro la libertà di insulto. "Ridicolo Orlando del Pd. L’antimafia si occupi di criminalità. Non di libertà di insulto per Saviano. Basta diffamazioni", scrive Gasparri su Twitter. Qualche minuto più tardi,  l'esponente di Forza Italia rincara la dose durante un'intervista all'agenzia di stampa AdnKronos.

 

"Il caso Saviano e c. è la migliore sintesi della presunzione della sinistra. Io sono la giustizia e indico colpevoli e innocenti. Io sono la verità e i miei insulti sono esenti da critiche, repliche, codici etici. Io sono io e voi non siete nulla. Questo il ‘codice’ savianeo. Ma noi non ci sottomettiamo. E abbiamo chiesto che per lui in Rai valgano le regole esistenti e già applicate ad altri. Non esiste la libertà di insulto per Saviano. Ridicoli poi i suoi adepti che evocano la commissione Antimafia che si deve occupare di cose serie non di tv minore. Non esiste un codice diverso per la sinistra e i suoi supponenti portavoce". A stretto giro arriva, sempre via social, la replica dello scrittore: "Gasparri, lei il diritto di pronunciare il mio nome lo ha perso quando alla richiesta della Procura di procedere nei suoi confronti per le gravissime diffamazioni nei miei riguardi - twitta Saviano - si è nascosto dietro l’immunità parlamentare. Come sempre, i sodali in Parlamento hanno dichiarato che lei fosse 'nell’esercizio delle sue funzioni'. Come no, a tarda sera, sul divano di casa sua, mentre guardava la tv. Quelli che scappano dai processi, devono parlare con quelli che scappano dai processi: scriva a Salvini".

 

L'autore di Gomorra, palesemente stizzito per la defenestrazione in Rai, pochi minuti più tardi, lancia un nuovo attacco. All'intero centrodestra. "Insider - scrive su Twitter - avrebbe raccontato, tra le altre storie, quella di Don Peppe Diana. Ho intervistato l’uomo che denunciò il suo killer. Non solo, protagonista di un’altra puntata è Enzo Palmesano, giornalista minacciato dai clan, licenziato per volontà del boss Lubrano. Palmesano fu parte della storia di AN, allontanato poi col nuovo corso per il suo impegno antimafia. Ricapitoliamo: Salvini attacca Don Ciotti e nello stesso giorno ottiene la chiusura della mia trasmissione in Rai. Immagino sia chiaro a tutti - conclude durissimo - da che parte sta questo governo". 
 

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