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Emanuele Filiberto, frase su Juan Carlos "ripetuta più volte". Borromeo risponde su "Il principe"

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Emanuele Filiberto di Savoia è protagonista della serie Netflix "Il Principe" che ha sollevato un vespaio di polemiche per un fuorionda del figlio di Vittorio Emanuele e Marina Doria che getta pesanti sospetti su Juan Carlos di Spagna riguardo un fatto del '56. I Savoia si trovavano in esilio in Portogallo e Alfonso, fratello del futuro sovrano Juan Carlos, morì a 15 anni per un colpo partito da un revolver: la versione ufficiale dell’ambasciata spagnola parlò dell’arma nelle mani dello stesso adolescente ucciso che era impegnato nel pulirla, mentre molti hanno sostenuto una responsabilità involontaria di Juan Carlos. “Ero presente, si andava a sparare a dei barattoli in mare. Juanito ha fatto un casino... non gli ha sparato diretto ma attraverso un armadio, lui era lì per caso, un incidente”, sono le parole di Emanuele Filiberto nel fuorionda. Il rampollo Savoia ha poi protestato con Netflix per la diffusione del commento che a suo dire doveva rimanere privato.

 

La regista e produttrice Beatrice Borromeo risponde alle accuse con una intervista al Corriere della sera. La serie parla dell'omicidio di Cavallo, la morte di Dirk Hamer, e il finale crea analogie con i fatti del Portogallo. Borromeo si è detta "stupita che nei primi giorni dopo il lancio nessuno parlasse di quella registrazione, che è fondamentale per capire davvero la storia di Vittorio Emanuele. Quello scoop può sembrare scollegato dal resto del documentario solo a un osservatore distratto: il fatto che Savoia, durante la sua adolescenza, cioè negli anni in cui s’impara tutto del mondo, abbia assistito a un incidente analogo al suo, che ha provocato una morte subito insabbiata, è il tassello mancante per capire davvero la vicenda di Cavallo".

 

La regista spiega inoltre che "Vittorio Emanuele ha ripetuto la storia di Juan Carlos varie volte in coda alla sua intervista, a me e poi ad altri membri della troupe. È stato lui stesso, spontaneamente, a mettere in collegamento le due vicende. Credo l’abbia fatto per via della profonda analogia tra loro, sia per la dinamica degli incidenti sia per come sono stati gestiti dopo". La registrazione è poi finita nella docu-fiction dopo un ragionato esame: "Era un materiale delicato, ma quando Paolo Bernardelli, il nostro produttore esecutivo, ha avuto l’idea di mettere la registrazione in coda abbiamo subito capito che funzionava, perché donava quella chiave di lettura in più per poter rileggere i tre episodi con una consapevolezza nuova". "Quel tassello mancante che Vittorio Emanuele ha voluto condividere con noi, era giusto condividerlo col pubblico", afferma Borromeo.

 

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