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“Banalismo da bar e lezioncine”, Selvaggia Lucarelli infilza Ambra Angiolini

Valentina Bertoli
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La questione femminile non è un gioco di vocali. È questo il succo del monologo offerto da Ambra Angiolini, attrice e conduttrice del Concertone del primo maggio, in piazza San Giovanni. Ieri, l’ex valletta di “Non è la Rai”, per ribadire l’importanza dei diritti delle donne, è salita sul palcoscenico romano e si è scagliata contro quelle che, nella sua ottica, sono solo parole: “Avvocata, ingegnera, architetta: tutte queste vocali in fondo alle parole saranno armi di distrazione di massa?”. Per la 46enne storpiare la lingua italiana non può essere il frutto di tante fatiche. Ad entrare a gamba tesa nel dibattito innescato da Angiolini è Selvaggia Lucarelli. L’opinionista è veloce ad etichettare l’intervento dell’attrice: “Benaltrismo da bar”.

 

 

Un terreno instabile, una questione delicata. Ieri, in occasione della festa dei lavoratori, la città di Roma ha ospitato un imponente palcoscenico per unire la musica al racconto. Come da tradizione, oltre 50 artisti hanno intrattenuto una folla vivace con canzoni ed interventi pesati. Sotto la pioggia battente, i cittadini della capitale hanno sfidato i disagi dovuti al meteo per supportare i cantanti e i diritti di chi si impegna quotidianamente nel suo mestiere. Per la sesta volta padrona di casa, Ambra Angiolini ha diretto il Concertone insieme a Fabrizio Biggio. Per guadagnare l’attenzione dei presenti, l’attrice ha preso parola: “Avvocata, ingegnera, architetta. Tutte queste vocali in fondo alle parole sono e saranno armi di distrazione di massa?”. Con l’obiettivo di denunciare la mancanza di parità tra uomini e donne, la conduttrice ha continuato: “Mentre ci accapigliamo sulle vocali, perdiamo di vista i fatti e i fatti sono che una donna su cinque non lavora dopo un figlio, che una donna guadagna un quinto in meno di un uomo che copre la stessa posizione. Non lo diceva già la Costituzione nel 1949 che la donna doveva avere gli stessi diritti dell’uomo nell’art. 36? Che ce ne facciamo delle parole? Voglio proporre uno scambio: riprendetevi le vocali in fondo alle parole, ma ridateci il 20% di retribuzione. Pagate e mettete le donne in condizione di lavorare. Uguale significa essere uguale, e finisce con la e”. Quindi, strizzando l’occhio all’integrità della lingua italiana, ha chiosato: “Come dice mia madre torniamo alla ciccia, ma non quella che notate sempre sulle nostre cosce. Quella che deve pretendere i fatti. Tenetevi le vocali”.

 

 

Lo spunto di riflessione proposto dall’ex valletta non è passato inosservato alla temuta Selvaggia Lucarelli. L’attrice, che ha tirato una bella bordata alle femministe che impartiscono lezioni di lingua di genere, è stata presto criticata dalla giornalista. Lucarelli non ha usato eufemismi per contrastare quanto affermato da Angiolini: “Quante parole sbagliate in questo discorso. Da quel ‘ci accapigliamo’ che fa sembrare le donne stupide oche da cortile a ‘tenetevi le vocali’. Noi ci teniamo tutto, cara Ambra. Le parole giuste e lo stipendio giusto”. Dunque la stoccata: “Che peccato utilizzare un palco così importante per dire cose tanto sbagliate, tra benaltrismo da bar e lezioncine su quanto ci perdiamo in cose futili”. 

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