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Sgarbi, furia contro la Venere di Botticelli influencer del turismo: "Roba da Chiara Ferragni"

Valentina Bertoli
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Più che la Venere di Botticelli potrebbe essere chiamata la Venere delle polemiche. Nessuna conchiglia ai suoi piedi né Zefiro che le soffia accanto, ma abbigliamento alla moda e atteggiamenti da star del web: si tratta della protagonista della nuova campagna promozionale delle bellezze dell’Italia, voluta dalla ministra del Turismo Daniela Santanchè. Ritratta come un’influencer che scatta selfie in piazza San Marco a Venezia o mangia una pizza in riva al lago di Como, la versione attualizzata della dea dipinta dall’artista fiorentino scatena uno tsunami di critiche. Tra gli interventi dei detrattori, spicca l’affondo di Vittorio Sgarbi: “Roba da Ferragni”.

La Venere di Botticelli, ripensata in chiave social e resa moderna nel look e nelle pose, è la nuova testimonial dell’Italia all’estero. L’idea, tratta dall’iconico dipinto dell’artista fiorentino, è frutto del lavoro di Daniela Santanchè, ministra del Turismo. Tra cori di voci sfavorevoli e richieste di sospensione, la campagna promozionale del patrimonio artistico e culturale del nostro Paese è stata stroncata in toto. Presentata come un’imprenditrice digitale in abiti moderni che passeggia tra i luoghi più belli della penisola italiana (Il Colosseo a Roma, Piazza San Marco a Venezia, Polignano a Mare, il lungolago di Como), la “nuova dea”, promotrice dell’eccellenza italiana, fa parte della campagna “Italia – Open to meraviglia”, costata 9 milioni di euro.  

Numerosi sono stati i detrattori dell’iniziativa lanciata dalla ministra del Turismo Santanché insieme al ministro degli Esteri Antonio Tajani e a quello dello Sport Andrea Abodi. Oliviero Toscani, celebre fotografo ed esperto di campagne pubblicitarie, ha usato parole pesanti: “È il classico esempio di campagna che vuole piacere a tutti e non piace a nessuno. Una serie di banalità messe insieme, la Venere, la Ferragni. Tutto ciò che cerca il consenso crea mediocrità, e questo ne è un esempio: per cercare il consenso hanno creato mediocrità”.

Approvato sul web anche l’intervento del sindaco di Firenze Dario Nardella che, sui suoi profili ufficiali, ha scritto: “Scelta infelice e ingiusta per la nostra cultura. Perché banalizzare così l’Italia? Perché ridicolizzare le nostre opere d’arte? Tutto questo riduce l’Italia al solito banale luogo comune e non porta un turismo consapevole e di qualità. Appare una rincorsa al turismo dei like. Ci sono tanti modi di promuovere nel mondo la nostra grande cultura. Questo è macchiettistico e banale. Possiamo fare di più”.

 

Ad entrare a gamba tesa nell’accesa discussione è stato però Vittorio Sgarbi. Il giudizio più severo è arrivato dal critico d’arte e sottosegretario alla cultura: “Tre ministri presentano la Venere di Botticelli vestita da ciclista, con la scritta ‘Open to meraviglia’: un paradosso. Ma la pubblicità all’Italia la fanno le opere d’arte, senza bisogno di travestirle”. “Giacché la Venere è nuda, sarebbe stato meglio vederla così, senza bisogno di travestirla in quel modo: è una roba da Ferragni. Anche così funziona lo stesso. Lo ha deciso un grafico e io non voglio contraddire troppo i miei colleghi. Ma sul piano della lingua, la contraddizione è invece loro: Open to meraviglia? Che roba è? Che lingua è?”, ha aggiunto Sgarbi con ironia dissacrante.
 

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