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Travaglio stronca il Terzo polo: "Chi sembrano". Calenda e Renzi. Gruber di stucco

Giada Oricchio
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Matteo Renzi e Carlo Calenda peggio di Boldi e De Sica. La rottura tra Italia Viva e Azione sembra imminente: niente partito unico e addio al Terzo Polo. Durante la puntata del talk preserale“Otto e Mezzo” su La7, martedì 11 aprile, Marco Travaglio ha ricamato con ironia sulla spaccatura: “Era più preoccupante quando si sono separati Boldi e De Sica, almeno erano divertenti. Questi due sono piuttosto antipatici fra loro e soprattutto all’opinione pubblica. Se non fosse per noi giornalisti o per qualcuno che benevolmente li ha ribattezzati Terzo polo, anche se alle elezioni sono risultati quinti e sesti, non esisterebbero nella realtà”.

Tra le risatine dello studio e del filosofo Massimo Cacciari in collegamento, il direttore de “Il Fatto Quotidiano” ha proseguito dando il colpo di grazia: “Sono mesi che inseguiamo la creatura fantasy del centro. Calenda perde le elezioni e dà la colpa agli elettori che non lo hanno votato, una cosa preoccupante per un politico, Renzi invece ha già svoltato e si occupa di affari, giornali, rimasto senza elettori, cerca lettori”.

Secondo il giornalista, i due leader hanno perso tutte le scommesse politiche fatte: gli italiani non sentono la necessità di un centro, men che meno velleitario o opportunistico. Quando la conduttrice Lilli Gruber gli ha domandato quale futuro aspetti Renzi e Calenda, Travaglio ha abbozzato un sorriso sinistro: “Dove vuoi che vadano? Ognuno andrà per la sua strada, i due si odiano tra di loro. Do per scontato che questo progetto senza senso sia fallito”. Ma i motivi di questo divorzio all’italiana? Come è maturata questa contesa? “Dietro un matrimonio che non si è mai celebrato ci sono problemi prosaici, piccole miserie cioè i fondi per i gruppi parlamentari e i fondi del due per mille” ha concluso Travaglio. E Cacciari ha ribattuto lapidario: “Il loro contenuto era Mario Draghi, senza di lui hanno una prospettiva politica pari a zero”.

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