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Mezz'Ora in Più, Lucia Annunziata spiazza il presidente dell'Anac: "Quando era ragazzino"

Giada Oricchio
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Il nuovo codice degli appalti ha scatenato una forte polemica politica per la norma sulla soglia degli affidamenti diretti a 150 mila euro. A finire nell’occhio del ciclone è stato Giuseppe Busia. Il presidente dell’Anac (Autorità Nazionale Anticorruzione) ritiene la regola un via libera a favoritismi e truffe soprattutto nei piccoli comuni (lo aveva eccepito già a luglio 2021 in un’audizione parlamentare, nda). Il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, e altri esponenti del governo ne hanno chiesto le dimissioni ritenendo quell’allarme un’accusa ai sindaci (“ha detto che sono imbroglioni”). Poi il chiarimento dello stesso Busia e lo stop alle polemiche.

Il presidente dell’Anac è stato ospite del programma “Mezz’ora in più” su Rai3, domenica 2 aprile, e Lucia Annunziata ha spiazzato i telespettatori con un retroscena inedito: “Benvenuto a Busia, lo conosco da quando era ragazzino, ha 54 anni, è una persona molto mite. All’improvviso è salita all’onore delle cronache per aver preso di petto il governo su un tema molto rilevante, quello del nuovo codice degli appalti”.

L’ex direttrice Rai ha spiegato che il codice degli appalti è il cuore pulsante del Pnrr, è sottostante al corretto funzionamento e alla velocità dei progetti e delle riforme necessarie ad ammodernare l’Italia: “Lei è stato criticato per aver criticato i sindaci dei piccoli comuni. Come è finita questa polemica? Tra l’altro legittima visto che è il capo di un’autorità politica indipendente ?”.

Giuseppe Busia con piglio risoluto, ma pacato ha raccontato agli italiani a cosa serve l’Anac: “Il nostro mestiere è la vigilanza sui contratti pubblici. Suggeriamo le riforme che aiutano a prevenire la corruzione o a rendere più efficiente il mercato. La nostra attività prevalente è affiancare sindaci, regioni e governo a fare bene gli appalti – ha detto il presidente -. Siamo l’autorità che fa risparmiare tempo e soldi sugli appalti. Garantiamo risparmio della spesa pubblica”.

Poi si è levato un sassolino dalle scarpe sull’importanza delle autorità indipendenti come la sua: “Lavoriamo in modo imparziale dal governo di turno. Noi nello specifico dobbiamo ricevere il voto di 2/3 del Parlamento, quindi più della maggioranza di governo. Abbiamo un mandato fisso, duriamo in carica sei anni, non siamo soggetti a spoils system e non siamo rieleggibili. Finito il compito, torniamo al lavoro precedente. L’indipendenza arricchisce la democrazia”. Punto e a capo. Busia ha chiuso rassicurando l’esecutivo Meloni: “Il codice degli appalti è una legge di sviluppo, dovevamo farlo bene perché da lì dipende il nostro sviluppo. L’Europa lo voleva entro il 31 marzo. E’ stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale e d’ora in poi è il mio codice. Lavoreremo con il massimo impegno per applicarlo al meglio”.

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