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Il virologismo? È una costola del Pd: dopo Crisanti tocca a Pregliasco

Santi Bailor
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I virologi si buttano a sinistra. E stupirsi di questo significa non aver compreso il cortocircuito tra la pandemia e le libertà che si è consumato in questi ultimi due anni, tra lockdown e obblighi vaccinali, con sospensione dal lavoro di chi (per alcune categorie o per età) non li accettava. Non tutti i virologi ovviamente si candidano a sinistra, ma alcuni dei più mediatici tra loro sì. Dopo l'elezione in Parlamento di Andrea Crisanti col Pd - preceduta dalle sue dichiarazioni, che lui è di sinistra da sempre - in queste ultime ore è uscita pure la notizia della candidatura di Fabrizio Pregliasco che si presenterà nelle regionali della Lombardia dalla parte del candidato del centrosinistra e del Pd, Pierfrancesco Majorino.

 

 

A stupirsi di questa candidatura, nel centrodestra, sono soltanto alcuni esponenti di Forza Italia, partito che sulle restrizioni delle libertà in tempi di Covid si è schierato più dalla parte delle restrizioni che delle libertà. Può succedere, davanti ad un virus che non si conosce. Ma oggi, davanti ai virologi schierati a sinistra, sarebbe forse il caso che Forza Italia (o comunque una parte di esponenti di Fi) si rendesse conto che la battaglia libertaria intrapresa da Fratelli d'Italia e dalla Lega, rispetto all'obbligazionismo vaccinale, era onesta e sacrosanta. Pregliasco e Crisanti facciano quello che credono. Non è questione di convertirli - ognuno è libero di andare dove gli pare, se lo sceglie liberamente - ma piuttosto si tratta di capire che la virologia applicata alla politica produce un mostro (da evitare): il virologismo.

 

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