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Caracciolo e la minaccia atomica: "Non basta la decisione di Putin". Cosa sa l'esperto

Giada Oricchio
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“È una mossa disperata”. Così Lucio Caracciolo legge l’ordine del presidente russo Vladimir Putin alla mobilitazione parziale (le proteste di piazza hanno portato a un’ondata di arresti nel solo pomeriggio di oggi) oltre la minaccia di ricorrere a tutti i mezzi per difendere la Russia, compresa l’arma nucleare, e la necessità di indire i referendum nelle regioni occupate in Ucraina.

Ospite del talk politico “Otto e Mezzo” su LA7, mercoledì 21 settembre, il direttore della scuola e della rivista Limes è stato lapidario: “E’ segno di disperazione”. Poi ha spiegato: “Putin ha detto che entro la fine del mese annette 4 regioni dell’Ucraina e questo vuol dire che chiunque entra lì, entra in territorio russo con tutte le conseguenze del caso. In secondo luogo ha chiamato 300mila riservisti: non saranno pronti subito, devono essere addestrati, ma servono perché i russi sono rimasti sorpresi dalla prevalenza numerica dei soldati ucraini. Otto a uno nelle zone più toccate dalla controffensiva. Se continua così, la Russia rischia di perdere le conquiste fatte finora. In terzo luogo ha evocato lo spettro dell’atomica che secondo la dottrina russa, quando la patria è in pericolo, può essere utilizzata”.  

Caracciolo però ha voluto ricordare che non basta la decisione di Putin per lanciare un attacco atomico: “Ci sono almeno tre chiavi, una del ministro della Difesa, una del capo delle Forze armate e una di Putin. Devono essere azionate insieme, se per caso lui desse seguito a questa follia, forse incorrerebbe in qualche veto”.

Infine, l’analista geopolitico ha evidenziato un aspetto fondamentale di questo drammatico momento storico: “Putin rischia la disgregazione della Russia. Per prendersi un pezzo di Ucraina, rischia di mandare in pezzi il suo Paese e questo è un problema serio per tutti noi”.

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